Il piano Trump per il Medio Oriente fra dure reazioni e consensi

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Di Simona Zecchi
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Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è apparso raggiante e ha prontamente affiancato Trump nella richiesta di adesione al piano ai palestinesi definendo il capo USA, "il miglior amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca".

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I palestinesi dicono no al piano cosiddetto di pace per il Medio Oriente presentato da Donald Trump. Piano che prevede due Stati con Gerusalemme che resta capitale indivisa di Israele e la creazione di uno Stato palestinese che avrà una capitale nell'area di Gerusalemme Est.

L'annuncio ha infatti provocato alcuni scontri alla periferia di Ramallah fra centinaia di dimostranti e reparti dell'esercito israeliano. Dura la replica del presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas, che già prima dell'annuncio ufficiale si era detto contrario alla proposta e che a caldo, subito dopo l'annuncio del presidente americano, ha rincarato la dose dichiarando che "Gerusalemme non è in vendita per il duo Trump-Netanyahu".

Non basta dunque l'annuncio a effetto della creazione di uno stato palestinese, e neppure il congelamento degli insediamenti israeliani per quattro anni.

Resta ferma poi, da parte del leader palestinese, l'intenzione di porre fine all'occupazione israeliana delle colonie. Trump si era detto invece positivo rispetto alla reazione palestinese e aveva chiesto loro adesione.

Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, è apparso raggiante e ha prontamente affiancato Trump nella richiesta di adesione al piano ai palestinesi definendo il capo USA, "il miglior amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca".

Il piano di pace israelo palestinese arriva in un momento delicato dei due leader: Netanyahu, infatti, dopo anni di indagini deve affrontare il processo per corruzione, frode e abuso di potere - dopo aver rinunciato in extremis all'immunità parlamentare che aveva chiesto alla Knesset-. Il procuratore generale Avichai Mandelblit non ha perso tempo e ha trasmesso subito gli atti al Tribunale competente. E' la prima volta in Israele di un premier formalmente in carica.

Il capo della Casa Bianca, Trump, dal par suo, è alle prese con il processo di impeachment arrivato al secondo giorno il 27 gennaio scorso. Giorno in cui sono state sganciate come una bomba le rivelazioni dell'ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, che in un libro d'imminente pubblicazione afferma che il tycoon disse di voler congelare gli aiuti militari all'Ucraina finché Kiev non avesse annunciato un'inchiesta sui Biden: il cuore delle accuse di impeachment praticamente.

Neutra è rimasta riguardo all'accordo la reazione delle Nazioni unite che attraverso il portavoce di Guterres, Stephane Dujarric, ha sottolineato come la soluzione debba restare in mano alle due parti.

Parte del mondo arabo sembra aver accolto il piano di Trump, vista la presenza durante l'annuncio di Oman, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Ma il plauso che resta maggiormente rilevante è quello giunto dal rivale di Netanyahu, leader del partito centrista Blu Bianco Benny Gantz:

Il piano di pace di Trump rappresenta una base forte e giusta per portare avanti un accordo di pace con i palestinesi, mantenendo al tempo stesso gli accordi raggiunti da Israele con Giordania ed Egitto
Benny Gantz
Partito centrista israeliano Blu Bianco
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