L'annuncio delle dimissioni dopo l'intervento della massima autorità religiosa sciita al Sistani
Due mesi e circa 350 morti dopo, gli iracheni scendono in piazza a Baghdad per festeggiare l'annuncio delle dimissioni del premier Adel Abdul-Mahdi, arrivate dopo l'ultima mattanza: 40 manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza, tra Nassiriya, Baghdad e Najaf. Ma a dare la spallata definitiva al governo di Mahdi, sostenuto dall'Iran, è stato l'intervento della massima autorità religiosa sciita irachena, il Grand Ayatollah Ali Sistani, che ha invitato il parlamento iracheno a togliere la fiducia all'esecutivo, incapace di gestire la protesta contro carovita, disoccupazione e ingerenza iraniana negli affari del Paese. Nella centrale Rasheed Street a Baghdad i manifestanti hanno bruciato le bandiere di Teheran, che ha appoggiato il governo di Mahdi e investito cospicue risorse economiche e militari per accrescere la sua presenza nella politica irachena.
Nei giorni precedenti l'annuncio di dimissioni, il presidente dell’Iraq, il curdo Barham Salih, aveva detto in televisione che il primo ministro si sarebbe dimesso non appena fosse stato individuato il successore. L'escalation di violenza e la dichiarazione di Al Sistani hanno accelerato il crollo politico del Paese, schiacciato da una crisi difficile da spiegare tanto più se investe il secondo prroduttore di petrolio al mondo. Ma in Iraq - secondo Transparency International il 12 esimo Paese più corrotto al mondo - una persona su cinque vive al di sotto della soglia di povertà e la disoccupazione giovanile è intorno al 25 per cento.