La vita in autoesilio in Grecia di una donna, membro del movimento di Gülen

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Di Euronews
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Ahsen è fuggita dalla Turchia, il suo Paese, dopo mesi passati in prigione, a causa del suo legame con il movimento

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Circa 150.000 persone hanno perso il proprio lavoro in Turchia, a causa dei legami con il movimento di Gülen. Per sfuggire alle persecuzioni, molti hanno scelto l'autoesilio. euronews ha incontrato alcuni di loro a Salonicco, nella Grecia settentrionale.

Ahsen Safiye Tozanoglu, che prima faceva l'insegnante, ci porta in un modesto negozio di beneficenza, gestito dalla rete di Gülen. "Quando stavamo attraversando il fiume Evros, tra la Turchia e la Grecia, era molto buio e avevamo nostra figlia con noi", ci racconta la donna. "Quindi abbiamo lasciato tutti i nostri beni. Quando siamo arrivati a Salonicco, non avevamo più nulla. In questo posto abbiamo trovato vestiti e altri beni di prima necessità per le persone bisognose".

Durante il fallito colpo di stato militare del 2016, Ahsen e suo marito - anche lui insegnante - dissero ai loro studenti: "State tranquilli". Non sapevano allora che entrambi avrebbero perso il lavoro e avrebbero dovuto affrontare un processo.

Ahsen ci accompagna all'Irida Women's Center, una ong che supporta donne di 35 nazionalità. Il numero di donne turche bisognose è in aumento.

Dopo il 15 luglio 2016, circa 77.000 presunti "sospetti terroristi" sono stati incarcerati. Ahsen ha trascorso oltre un anno in carcere e ha dovuto lasciare il suo bambino di 15 mesi con i parenti. Ma c'è molto peggio, come ci racconta: "Non credo che in Turchia esista più un sistema giudiziario indipendente. In prigione, la cosa più triste che ho visto è stata una donna con il suo bambino di appena un mese. La madre non aveva abbastanza latte. Il bambino era così piccolo e soffriva".

Salonicco si è trasformata in un porto sicuro, non solo per Ahsen.

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