"Non ci sarebbe alcun bisogno di controlli alla frontiera tra le due Irlande" ha detto Johnson in aula, ma l'opposizione giudica il piano impraticabile. "Avevano giurato che non ci sarebbe stata alcuna frontiera con l'Irlanda e adesso, invece, ne propongono addirittura due" tuona Corbyn in aula.
Lasciato sul tavolo di Bruxelles il tanto atteso piano per la Brexit, il premier inglese Boris Johnson affronta il parlamento per cercare di conquistarne l'appoggio. Il punto cruciale: la sostituzione del cosiddetto Backstop, previsto dall'accordo firmato dall'ex premier May, con una soluzione di compromesso.
Anche se l'Irlanda del Nard resterà fuori dall'unione doganale europea, non saranno necessari nuovi controlli alla frontiera: "Non c'è alcun bisogno di controlli o infrastrutture sul confine tra Irlanda e Irlanda del nord - ha detto Johnson in aula - Al contrario, in base al nuovo protocollo tutti i controlli doganali avverranno elettronicamente e, in un numero esiguo di casi se i controlli saranno necessari, avverranno a monte o in altri punti della catena di distribuzione".
I dettagli del piano non sono ancora stati resi noti, ma i piu' critici lo definiscono già impraticabile. Per Jeremy Corbin, leader dell'opposizione, nella posizione del governo c'è un'evidente contraddizione: "La verità è che dopo tre anni l'esecutivo non ha ancora trovato una risposta al problema del confine irlandese nè sa come salvaguardare gli Accordi del Venerdi SAnto. il governo si era impegnato a non mettere nessuna frontiera con l'Irlanda e oggi, al contrario, ne propone addirittura due".
Il confine irlandese resta la princiaple preoccupazione anche per Bruxelles, mentre i commercianti locali puntano il dito contro l'aumento dei costi e della burocrazia che il piano di Johnson provocherà. La partita che Johnson si trova a giocare è sempre piu' complicata, la data del 31 ottobre si avvicina.