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Tunisia, la lunga transizione

Tunisia, la lunga transizione
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Di Michele Carlino
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Dal suicidio di Bouazizi e dalla conseguente rivolta alle presidenziali di oggi: come è cambiato il paese

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A dicembre del 2010, Mohamed Bouazizi, un giovane ambulante si uccide in pubblico a Sid Bouzid, come estrema protesta contro il potere e la precarietà. Meno di un mese dopo si scatena la rabbia dei tunisini e si infiamma la rivolta.

Quella che verrà ricordata come la rivoluzione dei gelsomini, meno di un mese dopo travolge il presidente Ben Ali, costretto a lasciare sotto la spinta di una primavera tunisina che sembra promettere un futuro libero e democratico.

Il dopo Ben Ali comincia con un governo provvisorio guidato dall'84enne Béji Caïd Essebsi, un veterano della vita politica tunisina. Suo obiettivo principale: gestire la transizione, fare in modo che avvenga senza scosse.

Elezioni libere, vince Hannahdha

A ottobre 2011 dal primo voto libero in Tunisia dopo il ventennio autoritario di Ben Ali escono vittoriosi gli islamici di Ennahdha, un movimento filoreligioso che si accredita come moderato, e Hamad Jebali diventa primo ministro.

Intanto, l'Assemblea costituente, che ha assunto il ruolo del potere legislativo, nomina capo dello Stato Moncef Marzouki, attivista di sinistra e storico oppositore di Ben Ali.

Il nuovo assetto politico apre una nuova fase, ma non riesce a dare risposte adeguate alla rabbia dei cittadini, parallelamente lo scontro politico si radicalizza e compaiono gli omicidi eccellenti. A febbraio 2013 è ucciso Chokri Belaid, avvocato, figura di rilievo dell'opposizione politica, solo pochi mesi dopo tocca a Mohamed Brahmi, nazionalista di sinistra.

Attribuiti all'islamismo radicale, i due omicidi fanno da preludio agli attentati, come l'assalto al museo del Bardo, a Tunisi, nel marzo 2015, costato la vita a 24 persone, in gran parte turisti stranieri, e rivendicato dall'Isis.

Isis, il convitato di pietra

Identica rivendicazione per la strage nella località balneare di Sousse, dove un tunisino radicalizzato apre il fuoco con un kalashinkov sulla folla, uccidendo 39 persone. Il peggior attacco terroristico nella storia del paese.

A gestire questa fase difficile viene confermato, nel 2014, Beji Caid Essebsi, che diventa il primo presidente della Repubblica tunisina eletto a suffragio universale.

La transizione, nonostante siano passati quasi nove anni, non pare essersi ancora conclusa. I tunisini hanno conquistato nuovi diritti e nuove libertà, ma la disoccupazione rimane altissima, soprattutto tra i giovani, lo stato d'emergenza proclamato d opo l'attentato del Bardo è ancora in vigore, e l'economia nazionale è fragilissima.

La protesta partita nel 2010 non è davvero rientrata

In questo quadro la protesta partita nel 2010 non è davvero rientrata del tutto, e continuano a ripetersi anche i gesti estremi. Come il suicidio, lo scorso dicembre, di un giovane giornalista, Abderrak Zorgui, che ha inchiodato il potere denunciando "la bugia di ha promesso una vita migliore che non è mai arrivata".

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