I fuochi cresciuti in modo esponenziale hanno intaccato in profondità la più grande foresta del pianeta. Gli speculatori si sentono spalleggiati dalla presidenza del Brasile che fino a pochi giorni fa aveva negletto il grave problema sociale e mabientale
Questo non è lo scenario di un film di George Miller ma l'Amazzonia dei fuochi, annata 2019. Niente più a che vedere con Macondo degli indigeni felici descritti dal nobel Gabriel García Márquez o del Grande Sertao di Joao Guimaraes Rosa.
Quel che resta dell'Amazzonia
La carcassa dell'Amazzonia è ancora ricca di foreste, oro, terre ubertose da spolpare e i membri della comunità indigena Kayapo, stanziati lungo le sponde del fiume Curua, vanno a caccia di cercatori illegali e taglialegna che col nuovo governo brasiliano sembrano ringalluzziti.
Mydje Kayapo, capo indigeno:Siamo monotoni ma dobbiamo davvero combattere contro il governo, contro i taglialegna e dire loro: non qui! La nostra vita è la foresta, questa natura ci appartiene. Se aggredite queste terre reagiremo. Non sono solo io, ma i principali leader indigeni sono preoccupati per la situazione che ci sta uccidendo.
L'assedio del fuoco
Nel 2019 il Brasile ha registrato 83.000 incendi, con un aumento del 77% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso.
Mydje Kayapo:Molti boscaioli di frodo si sentono forti adesso che hanno un presidente che sostiene il loro ingresso nella riserve indigene. E accade che alcuni di questi sono già entrati nella riserve indigene per fare quello che vogliono. Abbiamo bisogno di aiuto perchè quel che resta della riserva è di nuovo sotto minaccia.
Il mondo della selva, un universo che sembra inesauribile ma non lo è
Con oltre il 98% di terre selvagge interne all'Amazzonia il Brasile sconta minacce particolarmente gravi che sono simultaneamente ambientali e sociali; i gruppi come i Kayapo vedono precluso il futuro per i loro figli.