Tienanmen: il massacro e il suo doppio

Tienanmen: il massacro e il suo doppio
Di Paolo Alberto Valenti
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Pechino. A 30 anni dalla rivolta studentesca soffocata nel sangue la Cina riafferma la necessità di quella brutale repressione di cui è vietato ancor oggi parlare

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Reprimere le proteste degli studenti cinesi che nella primavera del 1989 chiedevano la democrazia sulla piazza Tienanmen fu la decisione "giusta" secondo il regime di Pechino. La Cina represse nel sangue un desiderio di libertà mai soddisfatto ed oggi il ministro della Difesa cinese ha dichiarato che quella repressione fu giusta.

Wei Fenghe, Ministro alla difesa cinese: C'era una conclusione a quell'incidente: era un tumulto politico che il governo centrale doveva sedare, il governo era risoluto a fermare le turbolenze, era la politica giusta.

L'uomo che fermò i carri armati con i fiori

Emblema della rivoltà resta per sempre l'uomo che affrontò i carri armati e indusse il carrista a cambiare strada. Il soldato non volle obbedire all'ordine di schiacciare il temerario manifestante. Nel 1989, gli studenti avevano occupato la maestosa piazza nel cuore di Pechino con una massiccia protesta che sarebbe durata tanti giorni. Molti vennero uccisi dalle milizie governative. La censura sui fatti di Tienanmen dura ancora oggi, non si può parlarne linberamente.

Uno dei reporter di allora

Un ex fotografo di AP che era in piazza per documentare il massacro sostiene che la Cina dovrebbe cambiare registro.

Jeff Widener, ex fotografo AP e fotoreporter: Penso che sia tempo per la Cina di andare avanti e venire a capo di quel che è successo, di riferire alle famiglia degli studenti cosa è successo ai loro cari in modo che possano completare l'elaborazione del lutto, questa è la cosa giusta da fare.

La memoria spezzata

Il 4 giugno di 30 anni fa la piazza venne militarizzata sopprimendo in modo brutale la protesta: l'Esercito di Liberazione Popolare aprì il fuoco sui manifestanti. La stabilità del Paese "venne mantenuta". La memoria nazionale ufficiale è solo quella della ragion di stato.

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