Secondo l’intelligence Nato, la Russia starebbe sviluppando un’arma antisatellite per colpire Starlink. Un progetto che potrebbe danneggiare anche altri sistemi spaziali globali
La Russia starebbe lavorando a una nuova arma antisatellite con l’obiettivo di colpire la rete Starlink, il sistema di satelliti che ha garantito all’Ucraina un vantaggio decisivo nelle comunicazioni civili e militari. È quanto emerge da valutazioni di intelligence di alcuni Paesi Nato, secondo cui Mosca starebbe esplorando nuove forme di attacco ibrido nello spazio .
Secondo queste informazioni, il progetto russo mirerebbe a indebolire la superiorità spaziale occidentale, prendendo di mira una costellazione che conta migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa e che è diventata un’infrastruttura critica nel conflitto ucraino .
L’arma “a effetto zona”
Gli 007 occidentali parlano di un sistema definito “a effetto zona”, diverso dai tradizionali missili antisatellite a impatto diretto. L’idea sarebbe quella di inondare le orbite di Starlink con centinaia di migliaia di micro-proiettili ad alta densità, capaci di colpire o danneggiare più satelliti contemporaneamente. Un singolo dispiegamento potrebbe quindi disattivare porzioni significative della costellazione, senza la necessità di colpire ogni satellite singolarmente .
Secondo le valutazioni di intelligence, il progetto sarebbe ancora in fase di studio e non esistono conferme di un’imminente messa in opera. Tuttavia, la sola possibilità ha già acceso l’allarme nei Paesi alleati.
I rischi dei detriti spaziali
Dal punto di vista tecnico, un’arma di questo tipo comporterebbe rischi enormi e potenzialmente irreversibili. La dispersione di frammenti ad alta velocità in orbita bassa potrebbe innescare il cosiddetto effetto Kessler, una reazione a catena in cui le collisioni generano sempre più detriti, rendendo alcune orbite inutilizzabili per anni o decenni.
Secondo esperti di sicurezza spaziale citati dalla stampa internazionale, una nube di detriti non distinguerebbe tra obiettivi militari e civili: potrebbe colpire satelliti per telecomunicazioni, navigazione, osservazione della Terra e persino veicoli spaziali di Paesi non coinvolti nel conflitto, inclusi quelli russi stessi o di alleati come la Cina .
Il confronto con altri programmi antisatellite
Lo sviluppo di armi Asat non è una novità. Stati Uniti, Russia, Cina e India hanno tutti testato in passato capacità antisatellite, prevalentemente tramite missili a distruzione cinetica. Il test cinese del 2007 e quello russo del 2021, in particolare, hanno prodotto migliaia di detriti tracciabili, suscitando forti critiche internazionali per l’impatto sulla sicurezza orbitale.
La presunta arma russa contro Starlink si distinguerebbe però per la sua portata indiscriminata: mentre i test precedenti colpivano singoli satelliti, un sistema “a effetto zona” potrebbe compromettere intere costellazioni commerciali, segnando un salto di qualità nella militarizzazione dello spazio .
Un’arma che potrebbe non essere mai usata
Proprio per questi motivi, gli analisti ritengono che Mosca possa essere dissuasa dall’utilizzo effettivo di un’arma simile. I danni collaterali, i rischi per le proprie infrastrutture spaziali e le conseguenze politiche e strategiche renderebbero l’impiego estremamente costoso, anche per chi lo pianifica.
Resta però il segnale politico: la possibile messa a punto di un’arma contro Starlink conferma che lo spazio è ormai un nuovo fronte del confronto geopolitico globale, con infrastrutture civili sempre più al centro delle strategie militari.