Tienanmen: il tormento della memoria negata

Tienanmen: il tormento della memoria negata
Di Euronews
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30 anni fa la maggiore rivolta antigovernativa cinese veniva soffocata nel sangue nel cuore della capitale cinese. Oggi il governo sostiene che la repressione era una necessità e va a caccia delle celebrazioni illegali sul web

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Piazza Tienanmen a Pechino vide il massacro di centinaia di persone 30 anni fa. La protesta degli studenti era iniziata un mese e mezzo prima, il 15 aprile. In quell'anno, quello della caduta del muro di Berlino, molti regimi comunisti avevano i giorni contati e l'anelito alla democrazia investì in pieno anche la Cina.

Gli studenti di tante università scesero in piazza

Studenti provenienti da più di 40 università marciarono su piazza Tienanmen il 27 Aprile, a dar loro manforte giunsero operai, intellettuali ma anche funzionari. A maggio in piazza stazionavano più di un milione di persone.

La brutale repressione

Il 20 Maggio il governo impose la legge marziale a Pechino. Reparti corazzati furono inviati per disperdere i manifestanti. Le forze governative di fronte all'immensa folla presente si ritirarono, poi Deng Xiaoping, allora capo della Commissione militare, ordinò di sparare. Il calcolo ufficiale del massacro fu di 319 vittime, ma secondo la Croce Rossa ed altre organizzazioni internazionali i morti furono molti di più. La piazza veniva occupata dai reparti corazzati , la protesta era finita.

Il coraggio di fermare i carri armati

Fra le immagini capitali della storia il coraggioso e anonimo manifestante che si oppose al passaggio di un plotone di carri armati. Il suo gesto eroico viene ancor oggi considerato un emblema della libertà.

La paura del ricordo

Il governo cinese teme questa ricorrenza e la censura ha lavorato a pieno ritmo soprattutto su internet che è stato ripulito da ogni allusione ai fatti. Le generazioni più giovani non possono ricordare e per coloro che ricordano possono esserci pesanti sanzioni.

In difesa dei diritti

"In un certo senso, vogliamo celebrare questa data - dice un'attivista di una ONG che difende i Diritti umani - e allo stesso modo celebrare la nuova resistenza in Cina, rappresentata da giornalisti, avvocati, ma anche attivisti, sindacalisti e studenti: nonostante la popolazione sia molto più controllata e più repressa di quanto non fosse 30 anni fa, continua a dare vita allo spirito di Tiananmen".

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