In una lettera aperta, a nome del governo, il premier Conte dichiara democraticamente delegittimato il presidente Maduro
Un nuovo sabato di proteste è andato in scena in Venezuela, dove i sostenitori del leader dell'opposizione Juan Guaidò hanno preso a radunarsi nelle piazze di tutto il paese per contestare la recente stretta repressiva del presidente Nicolas Maduro.
Guaidò ha nuovamente ribadito di avere ormai il supporto "dell'80% almeno dei soldati delle forze armate", la cui dissidenza sarebbe però tenuta in ostaggio "dalle intimidazioni dell'intelligence cubana e venezuelana". "Noi non chiediamo uno scontro tra soldati, tra fratelli" ha dichiarato Guaidò durante un'intervista televisiva. "Per niente. Al contrario, li chiamiamo ad aderire alla Costituzione, non a Juan Guaidó o all'Assemblea Nazionale, perché è il personalismo ad averci portato a questo disastro. Li chiamiamo ad aderire alla Costituzione, che è il documento venezuelano, il contratto sociale che ci permetterà di uscire breve da questa crisi".
Nel frattempo, lo scorso venerdì Maduro ha smentito le voci che lo volevano in procinto di fuggire dal paese durante la rivolta di aprile, definendo un "bugiardo" il Segretario di Stato americano Mike Pompeo per averle diffuse.
Intanto, l'Italia sembra aver aderito - almeno parzialmente - alla richiesta del presidente Donald Trump, che al governo chiedeva di riconoscere Guaidò come nuovo presidente. In una lettera pubblicata dal quotidiano La Stampa, Conte ha riconosciuto - a nome dell'esecutivo - legittimità all' "Assemblea Nazionale e il suo Presidente Guaidó" disconoscendo invece "Il presidente Maduro, che non ha legittimità democratica". L'Italia, ha sottolineato Conte, resta favorevole a una ricomposizione politica della crisi: "Il Governo italiano - ha scritto il premier in un tweet - sta favorendo ogni possibile strumento di dialogo utile a trovare una soluzione al conflitto in corso in Venezuela".