Bolsonaro cambia le regole su terre indigene

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Di Debora Gandini
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Brasile: Bolsonaro toglie le terre agli indigeni e le consegna alle lobby

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Jair Bolsonaro non perde tempo. Dopo l’investitura ufficiale, il Presidente del Brasile, definito il anche il “gun-president”, ha subito firmato un provvedimento. Ovvero aprire la foresta amazzonica allo sfruttamento agricolo e minerario e alle grandi dighe idroelettriche. In poche parole l’ex militare di estrema destra ha tolto la gestione dei confini dei territori alle popolazioni indigene affidatandoli alla ministra che rappresenta le lobby dei proprietari agricoli.

Una decisione definita preoccupante. Nel Paese vivono circa 900mila indigeni, ovvero l’1% della popolazione. (Le loro terre sono costantemente minacciate dalle occupazioni abusive di agricoltori, allevatori e minatori, e molti indios vengono massacrati perché si oppongono.) Senza contare che il Brasile è anche il posto più pericoloso per gli attivisti ecologisti: lo scorso anno ne sono stati uccisi 57.

Insieme al suo governo, dove siedono solo due donne e nessun afro-brasiliano, Bolsonaro si appresta a voler ricostruire e a cambiare il Paese che lo ha eletto. Ha promesso che lo libererà dai "retaggi ideologici", un impegno per Brasile libero da "discriminazioni" e "senza divisioni" nel nome della democrazia. Ma è sul capitolo sicurezza che si concentra tutta l’attenzione. Anche quella dei Paesi alleati, come Stati Uniti e Israele. "Avremo un periodo di grandi sfide, ha sottoilneato Bolsonaro, ma se sapremo ascoltare il popolo riusciremo a raggiungere gli obiettivi".

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