Stati Uniti ed Europa hanno avuto due approcci differenti alla crisi: la Federal Reserve avviò subito il suo Quantitative Easing. Il Presidente della BCE, Mario Draghi, è riuscito a varare il programma per immettere liquidità nel sistema finanziario solo nel marzo 2015.
Il 15 settembre 2008 Lehman Brothers, la quarta maggiore banca d'investimento degli Stati Uniti, dichiara il default. È l'inizio della crisi finanziaria globale che, a 10 anni esatti di distanza, fa ancora sentire il suo peso.
Una crisi le cui radici affondano nel boom immobiliare. Quando però i possessori di mutui subprime - prestiti ad alto rischio finanziario - cominciano a non pagare più le rate a causa de rialzo dei tassi d'interesse, scattano i pignoramenti che mettono in moto la crisi che si estende presto dai mercati finanziari all'economia reale.
Stati Uniti ed Europa hanno avuto due approcci differenti alla crisi: nemmeno un mese dopo il crac Lehman, George W. Bush mise sul piatto centinaia di miliardi di dollari per purgare dai titoli tossici i bilanci delle banche, mentre la Federal Reserve avviava il suo Quantitative Easing.
Nel Vecchio Continente, il Presidente della BCE, Mario Draghi, è riuscito a varare il programma per immettere liquidità nel sistema finanziario solo nel marzo 2015.
Nel frattempo, erano saltati i governi - tra i quali quello italiano - e in Grecia era esplosa una crisi che vedeva particolarmente esposte le banche di Francia e Germania. Nel 2014, Berlino ha ridotto notevolmente l'esposizione bancaria verso Atene aumentando quella pubblica a 61,7 miliardi di euro, così come Parigi, esposta per 46,5 miliardi di euro. La crisi finanziaria era diventata crisi del debito. I contribuenti europei, a conti fatti, hanno salvato le banche di Francia e Germania molto più che il popolo greco.
L'economia dell'eurozona ha raggiunto picchi superiori a quelli pre-crisi solo nel 2014. Negli ultimi quattro anni la crescita è stata in media del 2%, con differenze vistose a seconda dei paesi. Il livello dei consumi in Italia e Spagna è ancora inferiore rispetto a dieci anni fa, mentre in Germania e Francia è cresciuto del 10%. Secondo l'ultimo resoconto della Bce i salari in Italia e Spagna sono ancora significativamente più bassi rispetto al periodo pre-crisi e la crescita italiana ristagna.