La guerra d'Africa fra l'aquila usa e il dragone cinese

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Di Paolo Alberto Valenti
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Gli USA annunciano i dazi, la Cina replica con una denuncia al WTO ma la guerra aperta è già da mesi in Africa. Chi vincerà?

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La Cina denuncia presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio la decisione del presidente statunitese Donald Trump d'imporre nuove tariffe su 200 miliardi di prodotti cinesi perchè i dazi USA potrebbero azzoppare anche tecnologicamente il dragone.

Cosa c'è dietro la guerra dei dazi

In realtà la ritorsione americana scatta a settembre. La gran fretta di Pechino non dipende solo dalla fragilità commerciale (l'economia del dragone frena al 6,7% annuo nel secondo trimestre del 2018 ) ma anche dalla politica intena con la guerra di potere fra Wang Qishan, uno dei vice-presidenti, già capo della Commissione anti-corruzione, e il presidente Xi Jinping, come ha indicato il dissidente cinese in esilio negli Usa, Wei Jingsheng. L'ultima soluzione sarebbe quella di una minore esposizione mediatica del presidente, un rituale in queste situazioni.

Le considerazioni della stampa anglosassone

I media britannici, con Reuters in testa, s'interrogano, su Wang Qishan molto apprezzato dagli USA che lo vorrebbero nei negoziati al posto di Liu He.

Gli USA vogliono un commercio più equo con Pechino. Ciò pretende, secondo loro, la riforma di un sistema legale ingiusto. In realtà la battaglia economica fra il dragone e l'aquila americana è già furente in Africa dove Wahington ha tentato di contenere l’ espansionismo cinese attraverso pesanti campagne d'informazione rivolte ai paesi africani.

Il trionfo cinese in Africa

Xi Jinping è stato un promoter favoloso del suo paese in Africa ed oggi sulla scorta di un progetto di delocalizzazione industriale legato proprio al drastico crollo delle esportazioni di materie prime verso l’Occidente anche la presenza militare cinese è diventata poco discreta nel continente nero. Le risorse cinesi sono sempre più utilizzate dalla nascente industria africana supportata da Pechino.

Ma l'Africa basterà a compensare la riduzione delle esportazioni verso gli States? Sembra difficile rispondere di sì ma se così fosse quale sarà la nuova mossa statunitense in Africa?

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