Brexit: si dimette un ministro

Brexit: si dimette un ministro
Di Euronews
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Si tratta del sottosegretario alla giusitizia Philip Lee in disaccordo con alcuni dei colleghi Tories pronti a non votare l'emendamento che vorrebbe dare al parlamento potere di veto sul risultato dei negoziati con l'Ue

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Due giornate significative in cui il parlamento britannico dovrà votare gli emendamenti al Brexit Bill voluti dai Lords, sui quali i tories sono divisi. Tra le fila dei conservatori intanto è gia caduta la prima testa si tratta del sottosegretario alla Giustizia Philip Lee che spiega:

La ragione principale per la quale mi sono dimesso riguarda la trattativa sulla Bexit insieme alla volontà del governo di limitare il ruolo del parlamento nell'espresimere il proprio parere su un voto che che avviene in questi giorni

Il riferimento è all'emendamento n.19 che garantisce al parlamento di avere un voto finale sull'accordo. La Gran Bretagna ha ancora quattro mesi per presentare il bill e tra gli scettici si fa strada l'ipotesi di un non accordo. Il ministro per la Brexit Davis si è detto fiducioso che la porposta di legge verrà sostenuto all'unanimità.

Nella giornata di martedì il governo britannico si è salvato alla Camera dei Comuni nei primi voti su due degli emendamenti alla legge quadro sulla Brexit introdotti nelle settimane scorse dai Lord in funzione di freno del percorso d'uscita dall'Ue. 

Malgrado le divisioni interne al gruppo Tory, emerse anche nel dibattito odierno, la maggioranza ha tenuto con una ventina di voti di scarto in particolare sulla cancellazione della modifica votata dalla Camera non elettiva contro il parere dell'esecutivo, che avrebbe imposto ai ministri di passare attraverso lo scrutinio di una commissione per qualunque cambiamento della legislazione Ue in vigore in Gran Bretagna dopo il divorzio da Bruxelles. 

 Resta tuttavia da affrontare fra oggi e domani il passaggio su un'altra decina di emendamenti 'anti governativi' che l'esecutivo vuole vedere aboliti, fra i quali spicca quello a favore di una sorta di potere di veto e d'indirizzo del parlamento sul risultato dei negoziati con l'Ue. Su questo punto, una pattuglia di ribelli conservatori resta almeno in parte sul piede di guerra (ANSA).

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