Morto a 85 anni lo scrittore statunitense Philip Roth

Morto a 85 anni lo scrittore statunitense Philip Roth
Diritti d'autore 
Di Euronews
Condividi questo articoloCommenti
Condividi questo articoloClose Button
Copia e incolla il codice embed del video qui sotto:Copy to clipboardCopied

Addio a Philip Roth, considerato un gigante della letteratura contemporanea statunitense. Fu autore di opere come «Lamento di Portnoy» e «Pastorale americana»

PUBBLICITÀ

E' morto a New York all'età di 85 anni Philip Roth, protagonista della letteratura statunitense e del ventesimo secolo. Nel 1998 vinse il premio Pulitzer per il suo famoso "Pastorale Americana". Scrittore prolifico, lascia una produzione di oltre trenta titoli, tra cui "Lamento di Portnoy".

Esploratore e attento critico dell'identità americana, proveniva da una famiglia di origine ebraica e ha indagato a fondo questa dimensione nell'America contemporanea. La religione, il sesso, la morale tra i temi ricorrenti della sua produzione, affrontati con uno stile realista e ironico che non verrà dimenticato.

Schivo, ostinato, un gigante della letteratura in lotta con la scrittura

Unico scrittore americano la cui opera sia stata pubblicata in forma completa e definitiva dalla Library of America mentre era in vita, piu' volte candidato sicuro alla vittoria del Nobel mai ingiustamente vinto, quando nel 2012, dopo 31 libri tra cui capolavori come 'Il teatro di Sabbath', 'Lamento di Portnoy', 'Goodbye Columbus', annunciò il suo addio alla scrittura la sua decisione scosse il mondo letterario.

 Senza rinnegare il passato, anzi pensando che "era piuttosto riuscito" quello che aveva regalato al mondo aveva detto: "Ho dedicato tutta la mia vita a scrivere sacrificando tutto il resto. Ora basta. L'idea di cercare di scrivere di nuovo e' impossibile". Una decisione meditata, sulla quale non è mai tornato indietro. Anzi, aveva rincarato la dose, chiedendo ai suoi esecutori testamentari di distruggere il suo archivio dopo la sua morte. Ma adesso c'è chi si augura che questo non accada e comunque le sorprese non mancheranno. 

A fine ottobre 2018 uscirà per Einaudi, che ha in catalogo tutte le opere dello scrittore, 'Perchè scrivere? Saggi 1960-2013', l'edizione definitiva dei suoi saggi, nella traduzione di Norman Gobetti, con interventi che dialogano incessantemente con l'opera narrativa di Roth e al tempo stesso ci rivelano le sue passioni e l'acutezza del suo sguardo sul presente. E dopo il Meridiano Mondadori, uscito nell'ottobre 2017, con saggio introduttivo e gli apparati critici di Elèna Mortara e Paolo Simonetti, sono in arrivo il secondo volume, a ottobre 2018, e il terzo volume con un saggio introduttivo di Alessandro Piperno, nella primavera del 2019. 

Originario del New Jersey, dove era nato nel 1933 in una famiglia della piccola borghesia ebraica, Roth viveva fra New York e il Connecticut e negli ultimi anni amava stare nella sua villa in campagna. Aveva esordito nel 1959 con 'Addio Columbus'. Ma il primo grande successo era arrivato con 'Lamento di Portnoy' in cui il sesso e il piacere vengono affrontati in forma esplicita e tragicomica. Alexander Portnoy e il professor David Kepesh, che troviamo in 'Professore di desiderio' e ne 'L'animale morente', in cui Roth parla del femminismo e della liberazione sessuale, sono insieme a quello che può essere considerato il suo alter ego, Nathan Zuckerman, sono diventate delle icone. Anche in 'Ho sempre voluto che ammiraste il mio digiuno. Ovvero, guardando Kafka', Roth riflette su Kafka uomo e scrittore a partire dal rapporto con le donne. L'ultimo suo libro, come lo scrittore aveva annunciato è 'Nemesi' del 2010, uscito in Italia nel 2011: è un romanzo breve, ambientato nel New Jersey nel 1944 dove i giovani rimasti in patria combattevano la battaglia contro la polio. 

 Il rapporto con le donne e il sesso, la religione e la morale sono i temi ricorrenti nei suoi romanzi che esplorano la storia americana e la dimensione ebraica e in cui si sente il legame con la storia familiare dello scrittore. In fondo la parabola umana e artistica di Zuckerman che troviamo in molti romanzi di Roth come protagonista e come narratore in 'Pastorale americana' - diventato un film di Ewan McGregor (dove Zuckerman è interpretato da David Strathairn) - in 'Ho sposato un comunista' e 'La macchia umana', è quella di un uomo alle prese con le proprie origini e con le proprie matrici etiche e culturali. Vincitore nel 1998 della National Medal of Arts alla Casa Bianca e nel 2002 della Gold Medal per la narrativa, vincitore due volte del National Book Award e tre volte del Pen-Faulkner Award, Roth che a 74 anni aveva cominciato a rileggere i suoi libri preferiti, da Hemingway a Turgenev, e i suoi romanzi in ordine inverso. Roth non era infatti concentrato solo sul suo mondo intellettuale ma era interessato al lavoro dei suoi colleghi a cui è dedicato 'Chiacchiere di bottega' del 2004 in cui aveva raccolto gli appunti, le conversazioni e i ricordi che lo legano a dieci grandi scrittori, in gran parte di origine ebraica da Kundera a Edna O'Brien a Aharon Appelfeld a Primo Levi.

Roth e' morto in un ospedale di New York mentre a pochi isolati di distanza i suoi colleghi scrittori celebravano la liberta' di espressione nel loro gala annuale del PEN. Roth aveva ricevuto nel 2013 il premio in difesa della liberta' di parola e pensiero e in quell'occasione aveva ricordato il suo impegno negli anni Settanta a favore dei dissidenti a Praga ancora dietro la cortina di ferro. 

 "Dal 1972 al 1977 ero andato ogni primavera a Praga per una settimana o dieci giorni per vedere un gruppo di scrittori, giornalisti, storici e accademici perseguitati dal regime filosovietico", aveva raccontato in quell'occasione l'autore di "Pastorale Americana" rompendo il silenzio autoimposto nel 2012 quando aveva smesso di scrivere: "Quasi sempre ero seguito da un poliziotto in borghese la mia stanza d'albergo e il telefono erano controllate. E' stato solo nel 1977 che sono stato arrestato. Quell'intevento fu sconvolgente. Il giorno dopo, seguendo il loro consiglio, lasciai il Paese". Quest'anno il PEN ha onorato Stephen King e due giornalisti della Reuters, Wa Lone e Kyaw Soe Oo, imprigionati a Myanmar.

Condividi questo articoloCommenti