Aperti i seggi per le prime elezioni presidenziali egiziane dal tempo della Primavera Araba: ma il generale Al-Sisi non ha rivali, dopo aver arrestato o costretto al ritiro almeno cinque concorrenti alla poltrona di presidente, tra cui il nipote di Sadat.
Si sono aperti i seggi nelle elezioni presidenziali in Egitto, le prime sette anni dopo la Primavera Araba, mentre il presidente in carica, il generale Abdel Fattah Al-Sisi cerca di ottenere un secondo mandato.
Le urne rimarranno aperte per tre giorni, fino a mercoledì, e un vincitore assoluto sarà annunciato solo il 2 aprile dopo due turni di votazione. Scontato il successo di Al-Sisi.
Il presidente non ha praticamente rivali: l'unico sfidante è Mousa Mostafa Mousa, un sostenitore del generale fino a poco tempo prima delle elezioni, ma che ha dichiarato: "Non sono qui per sfidare il presidente".
Il voto è stato criticato per le sue discutibili credibilità, praticamente una farsa: in molti vedono la candidatura di Mousa, un "uomo di paglia", come una finzione per dare una parvenza di serietà alle elezioni.
Del resto, negli ultimi mesi, Al-Sisi ha tolto di mezzo tutti i potenziali rivali: ai Fratelli Musulmani è stata vietata la vita politica e il loro candidato Sami Anan è stato arrestato. In carcere anche l'avvocato Khaled AlÌ, fermato durante una manifestazione. Il colonnello Ahmed Kensowa è stato condannato a sei anni di carcere, mentre l'ex primo ministro Ahmed Shafik è stato costretto a ritirarsi per le minacce ricevuto. Stesso trattamento anche per Mohamed Anwar el-Sadat, il nipote dello storico presidente egiziano.
Disastroso il bilancio di Al-Sisi in questi anni di presidenza: l'Egitto patisce una forte crisi economica e - dicono organismi internazionali - il degradamento dei diritti umani e civili.
Tra i casi più spinosi, anche quelli del ricercatore italiano Giulio Regeni, assassinato in Egitto in circostanze ancora misteriose.