Benoît Hamon: l'alfiere della Francia che vuole tornare a sognare

Benoît Hamon: l'alfiere della Francia che vuole tornare a sognare
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Di Diego Giuliani
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La scommessa sugli ideali che spaventa l’establishment Più ancora di un programma, una visione del mondo.

La scommessa sugli ideali che spaventa l’establishment

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Più ancora di un programma, una visione del mondo. È restituendo la voglia di sognare a una sinistra francese sempre più disillusa, che a gennaio Benoit Hamon aveva vinto a sorpresa la sfida delle primarie del Partito socialista contro Manuel Valls. La gelida stretta di mano di quest’ultimo presagisce però al tradimento che si consumerà nelle settimane a venire.

Il tradimento di Manuel Valls e l’appoggio a Macron

L’invito a “far battere il cuore della Francia” di Hamon suona troppo idealista all’ala più liberale e pragmatica del partito, che gli toglie il sostegno in vista del voto. Parole d’ordine come “legalizzazione della cannabis” e “reddito universale” seducono giovani e precari, ma fanno tremare l’establishment.

La voce di Hamon fuori dal coro di Hollande

Che la sua fosse una voce fuori dal coro, l’aveva peraltro fatto capire già poco dopo aver salito le scale dell’Eliseo nel maggio 2012. Nominato Ministro delegato all’economia sociale e solidale dal neo-presidente Hollande, Hamon deve attendere il 2014, prima che il rimpasto seguito al flop delle amministrative gli offra un vero dicastero. La “crisi aperta al governo” che neanche cinque mesi dopo rimbalza sulle prime pagine dei giornali stronca però sul nascere la sua esperienza al Ministero dell’educazione. “Frondisti” è l’etichetta con cui stampa e fedeli di Hollande da allora bollano Hamon e Arnaud Montebourg, per il dissenso che hanno manifestato nei confronti delle politiche economiche del Presidente.

Sempre più solo: centristi ed estrema sinistra chiudono ad Hamon

Sempre più marginalizzato dall’ala centrista del partito, a marzo di quest’anno tende la mano a Jean-Luc Melenchon: la proposta è quella di un’alleanza dell’“altra sinistra”, ma il candidato della “France insoumise”, la Francia non sottomessa, replica con un secco “no, grazie”. Inascoltato al di fuori del partito e abbandonato dai socialisti che gli preferiscono il “voto utile” per il centrista Emmanuel Macron, Hamon corre da allora sempre più solo.

Hamon e l’alleanza proposta a Jean-Luc Melenchon

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