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Venezuela: migliaia di manifestanti in bianco e a mani alzate per ricordare i morti

Venezuela: migliaia di manifestanti in bianco e a mani alzate per ricordare i morti
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Di Euronews
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Una manifestazione senza incidenti: in Venezuela si è svolta pacificamente la “marcia del silenzio”, organizzata per commemorare la ventina di persone morte nelle proteste delle ultime settimane a…

Una manifestazione senza incidenti: in Venezuela si è svolta pacificamente la “marcia del silenzio”, organizzata per commemorare la ventina di persone morte nelle proteste delle ultime settimane a Caracas.
Migliaia di persone, vestite di bianco e con le mani alzate, sono partite da venti punti d’incontro per incontrarsi davanti alla sede della Conferenza Episcopale venezuelana.

La moglie di Leopoldo Lopez, un oppositore in carcere, si è rivolta direttamente al presidente:

“Nicolas Maduro, questa è una marcia pacifica. Non abbiamo armi. Noi non crediamo nella violenza. Stiamo facendo resistenza perché vogliamo la pace, la tranquillità, vogliamo tornare a vivere con le nostre famiglie. Non vogliamo che i venezuelani siano spinti dalla fame a saccheggiare i negozi. Vogliamo che abbiano cibo e medicinali”.

Governo e opposizione si accusano a vicenda per i morti delle ultime settimane: alcuni sono stati colpiti da colpi d’arma da fuoco sparati da ignoti, spesso a bordo di motociclette.

Per questa manifestante le responsabilità sono chiare, anche per la repressione delle manifestazioni:

“La polizia è disumana. Sono criminali pagati dal governo, è questo che sta succedendo. Non ci lasciano protestare”.

A sorpresa invece questa volta le autorità hanno lasciato che la manifestazione si svolgesse senza blocchi, e anche nella zona ovest della città, considerata roccaforte dello schieramento chavista.

In testa ai cortei c’erano anche alcuni sacerdoti, che conducevano delle preghiere tra i manifestanti. 11 i morti nella notte tra giovedì e venerdì a El Valle, nella perfieria meridionale di Caracas, poi scontri e saccheggi hanno interessato Petare, nel nord, la zona più pericolosa, la baraccopoli più grande di tutta l’America Latina. Il timore è che la protesta possa sfociare in una rivolta sociale incontrollabile.

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