Filippine: preparandosi al prossimo ciclone

Filippine: preparandosi al prossimo ciclone
Di Monica Pinna
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Sistemi di allerta rapida, evacuazioni simulate, nuovi metodi di costruzione. Così le Filippine cercano di ridurre i rischi legati ai cicloni

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Il rischio cicloni nelle Filippine
Sono almeno una ventina i cicloni che ogni anno investono le Filippine Paese che risulta tra quelli a più alto rischio disastro al mondo. Nel 2013 Haiyan è costato la vita a oltre 6.200 persone. E’ stato tra i cicloni più letali e violenti mai registrati. Ha colpito tra 14 e 16 milioni di persone. Gli sfollati furono 4 milioni

Un’evacuazione preparata a tavolino
Otto del mattino. A Barangay Tagkip è il momento di sgomberare. L’allerta indica ai residenti che un ciclone si sta avvicinando e che devono lasciare le abitazioni.
Questa volta l’emergenza non è reale, ma esercitazioni come questa permettono ai residenti di capire a quali rischi sono esposti e cosa fare.

Jaquelyn Berino raccoglie documenti, vestiti e cibo prima di recarsi al centro di evacuazione. Haiyan è costato il lavoro al marito, impiegato in una piantagione di cocco, un business che il ciclone ha raso al suolo al 90%. L’esercitazione riporta a galla i ricordi:

“Abbiamo sentito venti fortissimi – racconta Jaquelyn – e i bambini sono andati nel panico”.

Quando Haiyan colpì, in molti rimasero a casa pensando che il tifone non sarebbe stato così forte o non sapendo cosa fare. Dante, il marito di Jaquelyn continua:

“Ora prendiamo sul serio ogni allerta, anche quando splende il sole. Quando sentiamo il segnale cominciamo a prepararci, perché sappiamo che se aspettiamo, dopo non ci sarà più tempo”.

Il sistema di allerta è strutturato in modo da lasciare ai residenti il tempo di prepararsi evitando spostamenti dell’ultimo minuto. L’Ong Accord ha preparato a lungo abitanti e volontari in modo che tutti sappiano dove andare e a chi rivolgersi, come ci spiega Sindhy Obias, Direttrice di Accord:

“Sei villaggi e circa 400 persone hanno partecipato all’evacuaizone. Abbiamo preparato il villaggio, ma ogni leader decide come gestire il sistema di allerta, come preparare i centri di evacuazione”.
Monica Pinna: Vedo che c‘è per esempio un team medico.. “Si, fa parte della struttura -precisa Sindhy – del sistema da adottare per fare sì che la comunità sia preparata per uno scenario di questo tipo”.

Filippine dopo Haiyan un modello nella gestione del rischio disastri
Le Filippine hanno una legge nazionale per la gestione dei disastri dal 2010. Un testo rimasto a lungo sulla carta, dicono gli esperti. Secondo Pierre Prakash, dell’Ufficio europeo per gli Aiuti Umanitari, Haiyan ha portato a un risveglio. I piani d’emergenza locali sono diventati più realisti, organizzati e più testati:

The Philippines became a model in risk reduction after the cyclone Haiyan killed over 6,200 people in 2013.Soon on #aidzone. pic.twitter.com/JpUznC0TNh

— Monica Pinna (@_MonicaPinna) 11 aprile 2017

“Per la riduzione del rischio c‘è bisogno di due cose: della mobilitazione della comunità, con esercitazioni e formazioni, ma anche di una struttura a livello nazionale. Quindi si lavora a partire dalla comunità verso le istituzioni, ma anche dal Governo verso la comunità per essere certi che queste connessioni tra le diverse unità amministrative siano effettive: villaggio, distretto, provincia, fino al Governo, a livello nazionale. Le Filippine in quanto ad avere questa struttura, sono un modello”.

Nuove tecniche di costruzione
Haiyan ha danenggiato oltre un milione di abitazioni. Gli aiuti per ricostruire sono arrivati da tutto il mondo. L’Unione europea ha finanziato oltre ventimila nuove abitazioni. Siamo andati nel villaggio di Bayabas, dove sulla scia di Haiyan si applicano nuove tecniche di costruzione.

Aid Zone - Philippines“Questo villaggio è stato quasi interamente distrutto da Haiyan e ricostruito nel giro di un anno. Le case che vedete qui intorno possono sembrare semplici case di campagna, in realtà sono state relizzate con tecniche efficaci, quanto semplici, per renderle più resistenti agli uragani” – Monica Pinna, Euronews.

Qui si sta costruendo la sede dell’associazione degli agricoltori. Il mastro carpentiere Bernardo fa parte di un gruppo di 35 ad aver seguito la formazione “Ricostruire meglio” organizzata dall’Ong Accord e finanziata dall’Unione. Dal 2014 Bernardo Operio ha diffuso queste pratiche tra colleghi e residenti. Ecco in cosa consistono:

“Prima, quando facevamo le fondamenta -spiega Bernardo – i pilastri non avevano questo sistema di ancoraggio. Per questo i tifoni riuscivano a sradicare le case facilmente. Ora usiamo questa sorta di ancora che impedisce alla casa di tremare anche con vento provenienti da direzioni diverse”.

Over 20 #cyclones per year hit the #Philippines. #aidzone went to see what's being done in terms of #risk reduction after #Haiyaneu_echo</a> <a href="https://t.co/FhSR9stzOd">pic.twitter.com/FhSR9stzOd</a></p>&mdash; Monica Pinna (_MonicaPinna) 11 aprile 2017

La base del pilastro è realizzata con legno duro, mentre la parte alta usa il classico legno di cocco più morbido.

Case costruite così hanno resistito ad Hagupit nel 2014, un ciclone paragonato ad Haiyan. Inday Macalalag viveva già nella sua nuova casa:

“C‘è una grossa differeza tra le case di prima e queste. Prima le abitazioni erano realizzate con bamboo e foglie. Non c’erano i riforzi di metallo che oggi tengono assieme i pilastri e il tetto e che rendono la casa più forte”.

Le sfide della ricostruzione
Nonostante i progressi, dove e come costruire è ancora un rompicapo. Le difficoltà nel creare sostentamento in aree più sicure spingono i residenti a ricostruire alla vecchia maniera lungo la costa accanto ai resti di Haiyan.

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