La Scozia vuole un nuovo referendum sull’indipendenza, e intende farlo nonostante le ritrosie della premier britannica Theresa May.
La Scozia vuole un nuovo referendum sull’indipendenza, e intende farlo nonostante le ritrosie della premier britannica Theresa May.
Dopo gli avvertimenti del numero due dello Scottish National Party, è la leader del partito e del governo autonomo, Nicola Sturgeon, a rilanciare da Aberdeen, pur tendendo nello stesso tempo la mano. Ha promesso dialogo ma anche minacciato la crisi istituzionale:
“Opporsi a questo significherebbe, per il Primo Ministro, scuotere al di là del riparabile qualsiasi idea del Regno Unito come un’alleanza fondata sul rispetto tra uguali. Ha tempo per ripensarci e spero che lo faccia. Se la sua preoccupazione è il momento, allora entro termini ragionevoli sono lieta di discuterne. Ma può essere certa di una cosa: la volontà del Parlamento scozzese deve prevalere e prevarrà”.
Dopo il referendum con cui i britannici hanno scelto di uscire dall’Unione europea, la Scozia, dove la maggioranza aveva votato per restare in Europa, vuole rivedere i rapporti con Londra.
Per un ex premier come Gordon Brown, che è scozzese, c‘è una terza via, quella del federalismo rafforzato: si tratta, spiega, di “riportare i poteri che ci verranno restituiti dall’Unione europea, visto che purtroppo il governo e il referendum hanno deciso per l’uscita, ma riportare l’essenziale di questi poteri non a Londra ma in Scozia, riderli al Parlamento scozzese, e in Galles, alla sua Assemblea, all’Assemblea nord irlandese, e alle regioni inglesi”.
La Scozia respinse l’indipendenza dal Regno Unito in un referendum del 2014, ben prima quindi che il Regno Unito decidesse, ancora con un referendum, di uscire dall’Unione europea. Alla richiesta scozzese di ripetere il referendum per l’indipendenza Theresa May ha già detto un chiaro “no”: non prima che il Brexit sia stato concretamente implementato e se ne possano valutare gli effetti, cioè non prima di sei anni, ha detto la Premier.