Il governo turco conferma la pista curda, già sospettata ieri, per l’attentato che ad Ankara ha provocato 28 morti e una sessantina di feriti. Il
Il governo turco conferma la pista curda, già sospettata ieri, per l’attentato che ad Ankara ha provocato 28 morti e una sessantina di feriti.
Il Primo ministro Davutoglu ha confermato che l’attacco è stato ordito dalle milizie curde dell’Unità di protezione popolare, YPG, gruppo attivo nel nord della Siria con il supporto delle forze del PKK.
L’attentatore che si è fatto esplodere con un autobomba è stato identificato. Secondo fonti ufficiali era un cittadino siriano entrato recentemente in Turchia come rifugiato. Salih Naccar, questo il suo nome, aveva 24 anni e sarebbe stato vicino alle milizie curde.
Il governo turco in relazione all’attacco ha arrestato per il momento almeno nove persone. Contemporaneamente ha lanciato raid aerei sulle postazioni del PKK nel nord dell’Iraq.
Nell’attentato di ieri 26 delle 28 vittime erano soldati. L’ordigno è esploso al passaggio di un pullman militare a circa 300 metri dal quartier generale delle forze armate, in un’area non distante dal Parlamento e da altri edifici governativi.