Scandalo doping: la Russia davvero sospesa dalle competizioni internazionali?

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È lo scandalo che potrebbe cambiare la storia dello sport come lo conosciamo. L’accusa dell’agenzia mondiale antidoping è che Mosca avrebbe messo in

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È lo scandalo che potrebbe cambiare la storia dello sport come lo conosciamo. L’accusa dell’agenzia mondiale antidoping è che Mosca avrebbe messo in piedi una sorta di doping di Stato.

La Russia rischia una sospensione di due anni da tutte le competizioni. Alla minaccia è seguita la sospensione immediata del laboratorio moscovita di analisi utilizzato dalle federazioni nazionali. Tutti i risultati dovranno essere confermati adesso da laboratori stranieri. Cadono anche le prime teste, con le dimissioni di Grigori Rodchenkov, capo del laboratorio, accusato di occultare il doping, di estorcere soldi agli atleti e di aver distrutto 1417 campioni sospetti.

Vladimir Putin ha rispedito al mittente tutte le accuse e anche gran parte della popolazione crede che si tratt di un attacco alla Russia. Questo mercoledì sono stati convocati a Sochi i capi delle federazioni sportive per discutere lo stato
attuale della loro preparazione in vista di Rio 2016.

Euronews ha intervistato un esperto di politica sportiva per capire quali possano essere le conseguenze di questo scandalo.

Paul McDowell, euronews: “Siamo con Barry Houlihan, professore di politica sportiva all’Università di Loughborough. Professor Houlihan, vista l’entità delle recenti accuse, immaginiamo che qualcuno ne fosse già al corrente”.

Barry Houlihan: “Credo che lei abbia ragione, ma il problema è avere delle prove, non dei semplici sospetti. Sono sicuro che già da tempo si sospettava sulla Federazione russa. Sul sito della Federazione Internazionale si puo’ vedere che gli atleti russi sono sempre stati i primi, o al massimo i secondi, in quanto a numero di squalifiche. C‘è sempre stata quindi la consapevolezza del problema. La differenza è che ora si è iniziato a raccogliere le prove. Ed è questa la vera sfida, in particolare in Paesi dove è necessario un visto per entrare. Se gli addetti ai controlli antidoping vogliono entrare in questi Stati per fare dei test, è molto difficile per loro farlo senza che gli atleti vengano avvisati con largo anticipo”.

euronews: “Le polemiche sono appena esplose. Il portavoce del Cremlino ha dichiarato che finché non ci sono prove certe, le accuse restano infondate. Non dimentichiamo pero’ che le vere vittime sono gli atleti, sia quelli accusati di doping, che quelli puliti”.

Barry Houlihan: “Credo che la vera domanda sia un’altra: gli atleti russi potevano davvero scegliere se accettare di far parte di questo programma corrotto o meno? La storia ci insegna che nella Repubblica Democratica Tedesca gli atleti avevano poca o zero scelta, dovevano assumere sostanze illecite prima di competere ed era davvero difficile per loro rifiutare”.

euronews: “Mettendo da parte la politica, questa è la prova che lo sport non è in grado di autogestirsi. Da dove dovrebbero quindi arrivare le riforme?”

Barry Houlihan: “Lei ha ragione. Se osserviamo bene le varie federazioni internazionali, ci rendiamo conto che sono delle organizzazioni particolari. E’ difficile trovare un altro tipo d’organizzazione dove ci sia un tale monopolio. Se vuoi giocare a calcio, se vuoi praticare l’atletica, lo fai esclusivamente attraverso la federazione internazionale. E queste organizzazioni a chi sono tenute a rispondere? Teoricamente agli Stati membri, ma questa è utopia. Io credo che non rendano conto a nessuno e per questo diventano terreno fertile per la corruzione”.

euronews: “Gli stessi atleti hanno un bel lavoro da fare, per riconquistare la nostra fiducia”.

Barry Houlihan: “Se cerchiamo soluzioni a questo problema, potrebbero arrivare indirettamente dalla partenza degli sponsor. La cosa bella dello sport e in particolare dell’atletica è l’associazione con dei valori positivi, come l’adrenalina, la gioventu’ e l’imparzialità. Ora, se lo sport vuole proteggere la sua immagine e mantenere quindi gli sponsor e i diritti televisivi, deve investire maggiormente nella lotta al doping”.

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