Non ci sarebbero superstiti nello schianto dell’aereo russo nel Sinai. Lo ha affermato l’ambasciata di Mosca al Cairo. L’analisi della scatola nera
Non ci sarebbero superstiti nello schianto dell’aereo russo nel Sinai. Lo ha affermato l’ambasciata di Mosca al Cairo. L’analisi della scatola nera trovata dai soccorritori egiziani chiarirà la dinamica. Il velivolo della MetroJet diretto a San Pietroburgo è precipitato ad al-Hassana, a sud Al Arish, 23 minuti dopo il decollo da Sharm El Sheikh, mentre volava a oltre 9000 metri. A bordo c’erano 217 turisti – 213 russi e quattro ucraini, fra i quali 17 bambini – e sette membri dell’equipaggio.
Le squadre di soccorso stanno trasferendo i cadaveri all’obitorio del Cairo per cominciare a identificarli. Su twitter un gruppo affiliato al sedicente Stato Islamico ha affermato di aver abbattuto l’aereo, per “rappresaglia ai bombardamenti russi in Siria”. Dalla destituzione del presidente Morsi, nel 2013, i jihadisti hanno moltiplicato gli attacchi contro le forze di sicurezza egiziane nel Sinai.
Per Mosca la rivendicazione dell’Isil “non è attendibile”. Molti esperti militari sostengono che l’Isil non possieda missili capaci di colpire un aereo a 9000 metri di altitudine, ma non escludono la possibilità di una bomba esplosa a bordo. Secondo le autorità egiziane il capitano aveva segnalato un problema tecnico alle attrezzature di comunicazione.