Migranti: tra Slovenis, Croazia e Ungheria porte chiuse e sporadici spiragli

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Di Euronews
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Rimpalli di responsabilità, e rimpalli persino di migranti: l’Europa non ha una risposta unitaria e per ora lo si vede soprattutto a Est. In

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Rimpalli di responsabilità, e rimpalli persino di migranti: l’Europa non ha una risposta unitaria e per ora lo si vede soprattutto a Est.
In Slovenia sono arrivate un migliaio di persone nelle ultime 24 ore, attualmente alloggiate nei campi di Brezice, Celje e Gornja Radgona.
Tutti i valichi stradali con la Croazia restano chiusi ad eccezione di quello di Dobova, dove resta però bloccato il collegamento ferroviario.

“Il confine è chiuso, c‘è la polizia e non ci lasciano entrare. Non vogliamo restare qui, vogliamo andare in Austria e dall’Austria andiamo in qualunque posto. Ma qui? Non lo so perché l’hanno chiuso. È un Paese piccolo, possiamo anche attraversarlo a piedi, non è un problema per noi”, commenta un giovane dentista iracheno nei pressi della frontiera tra Croazia e Slovenia.

I passaggi sono centellinati, i valichi si aprono e si chiudono a intermittenza. Dopo la chiusura delle frontiere ungheresi, la Serbia ha continuato a caricare su autobus i migranti in arrivo da sud e li ha portati alla frontiera croata.
Diciassettemila persone sono entrate in un paio di giorni, e si prevedono altri 40.000 arrivi nelle prossime quarantotto ore. Anche per questo l’Ungheria ha appena completato la realizzazione di quarantuno chilometri di filo spinato anche alla frontiera non fluviale con la Croazia. Budapest, che ora ha accolto oltre quattromile persone rispedite dalla Croazia, ha allertato i riservisti. Zagabria ha annunciato il ricorso all’esercito.

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