Il nuovo-vecchio piano di salvataggio greco

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La Canossa di Alexis Tsipras si chiama Bruxelles. Dopo aver schiaffeggiato le istituzioni europee e internazionali con il suo referendum, il premier

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La Canossa di Alexis Tsipras si chiama
Bruxelles. Dopo aver schiaffeggiato le istituzioni europee e internazionali con il suo referendum, il premier greco torna a Bruxelles con un nuovo piano di salvataggio, in cui include alcune delle misure chieste dagli stessi creditori.

A Atene serve un nuovo prestito di 53 miliardi per arrivare al 2018 e alle scadenze finanziarie previste fra tre anni, prima fra tutti il rimborso del prestito di 46 miliardi dovuto per la maggior parte a Fmi e Bce, (in scadenza il 30 giugno 2018).

Per ottenerli, Atene si impegna a mettere in atto una severa riforma pensionistica, che consentirà un risparmio pari all’1% del Pil a partire dal 2016.

Riforma che prevede il taglio progressivo delle baby pensioni e l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni entro il 2022 (con 40 anni di contributi).

Da qui a cinque anni il contributo di solidarietà per le pensioni più basse sarà eliminato e progressivamente verranno riformate le pensioni complementari.

La sanità pubblica sarà più cara per i pensionati, che pagheranno 2 punti percentuali in più (si passerà dal 4 al 6% di contribuzione).

Atene accetta di abolire, dal 2016, lo sconto sull’Iva che favorisce le isole più grandi e più turistiche, verranno risparmiate comunque quelle più lontane.
L’aumento dell’Iva contribuirà all’1% del Pil annuale e prevede un’aliquota standard del 23% per ristoranti , una del 13% che si applicherà a cibo, energia, alberghi e acqua, e una al 6% per farmaci, libri e teatro.

I tagli alla difesa salgono a 300 milioni di euro entro la fine del 2016. Atene prevede anche un aumento della tassa sui beni di lusso e sulle imprese.

Vivian Pertusot è a capo dell’istituto francese per le relazioni internazionali.

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Il Premier Tsipras sembra aver messo sul tavolo molto più di quanto gli era stato chiesto dai creditori europei prima del referendum. Perché?

Vivian Pertusot
Credo che sulla questione ci possano essere due interpretazioni diverse. Una positiva, è cioè che Tsipras abbia compreso che la fiducia degli altri Paesi europei nei suoi confronti sia completamente esaurita e quindi stia dando prova di essere ben intenzionato. E’ come se Tsipras stia dicendo: fidatevi di me, sto andando oltre quello che mi avete chiesto, questa volta sono serio, andrò avanti con le riforme. Una interpretazione più cinica, invece, potrebbe essere questa: “I greci hanno già detto No al vostro programma, ora è chiaro che diranno No anche alle mie se prima non concordiamo un alleggerimento del nostro debito in modo da poter ottenere l’ok dei cittadini”.

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In Europa, però, c‘è una scuola di pensiero, guidata dalla Germania, che crede che la Grecia debba attenersi soltanto alle riforme. Poi ce n‘è un’altra, rappresentata dalla Francia, che apre invece a maggiore flessibilità. In che modo questa divisione si rifletterà sui negoziati in futuro?

Vivian Pertusot
Abbiamo già visto, in realtà, che può funzionare. Le proposte messe sul tavolo dal Governo greco sono il frutto di lunghi negoziati con la Commissione e con il Governo francese. Già in questo è possibile capire come lavora la via di mezzo.La parte più favorevole a un accordo sta cercando di aiutare la Grecia a far sì che le sue proposte vengano accettate anche da quella più ritrosa a farlo. Forse è l’unico modo in cui si può procedere. Si tratta anche di qualcosa di estremamente nuovo vedere un Paese che pubblicamente, o quasi, sta aiutando un altro a uscire dalla crisi. E se c‘è un Paese che può farlo quel Paese è la Francia.

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La Grecia spera di ottenere in cambio 53 miliardi di euro, che però andranno quasi tutti per estinguere i suoi debiti. E poi?

Vivian Pertusot
Credo che il punto sia proprio questo. Tsipras li sta chiedendo soltanto per onorare il debito, che il Premier greco ha sempre definito non sostenibile. Per questo sul punto è necessario un accordo. Poi, ammesso che si arrivi a trovare un buon accordo per tutte le parti coinvolte sul debito, la seconda cosa da capire è che senza un’analisi seria su come cambiare l’economia greca, su come questa possa produrre e attrarre investitori esteri non si arriva da nessuna parte. E poi discutere anche di come riformare la pubblica amministrazione, di come rendere efficace il sistema fiscale in modo da alimentare la gestione del Paese. Quello che si può fare a livello europeo è soltanto tamponare un’emergenza.

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