Misurare la coscienza per poterla modificare

In collaborazione con The European Commission
Misurare la coscienza per poterla modificare
Di Julian GOMEZ
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Un team di scienziati sta studiando il modo di stimolare il cervello di pazienti in stato di minima coscienza

Evelyne aveva 39 anni quando, nell'estate del 2018, fu colpita da un aneurisma massivo. Caduta in coma, stava cominciando a rimettersi quando, alcuni giorni dopo, cadde di nuovo in quello che gli esperti chiamano "stato minimamente cosciente". Il marito Geert ricorda: "Quando è uscita dal coma, le sono stato vicino. Le parlavo, le dicevo: 'per favore, non morire, per favore, guarisci, per favore, pensa ai bambini, pensa a noi'. E credo che il nostro affetto e il nostro amore abbiano avuto dei risultati. Ma comunicare?... Capisce, sente, vede, cerca di esprimersi. Ma penso che non riesca a dare i comandi per farlo".

La famiglia di Evelyne ha accettato di coinvolgerla in uno studio clinico che punta a capire se la coscienza sia misurabile e, soprattutto, modificabile attraverso segnali elettromagnetici non invasivi. Il neurologo Steven Laureys dell'Università di Liegi, spiega: "Cerchiamo di ridurre l'incertezza con tutti gli strumenti a nostra disposizione... C'è coscienza? Qual è la prognosi? Che cosa si può fare?"

I ricercatori inviano impulsi elettromagnetici al cervello per una ventina di minuti, allo scopo di stimolarne la plasticità e aiutare i pazienti a recuperare coscienza. In questo modo, dice la neuroscienziata Aurore Thibaut, "I neuroni comunicano più facilmente fra di loro. Se stimoliamo la regione prefrontale, che gestisce le funzioni cognitive superiori, la memoria e l'attenzione, ne aumentiamo la reattività, aiutiamo il paziente a migliorare la sua memoria di lavoro, a migliorare la sua attenzione, e quindi a mostrare alcuni segni di coscienza".

Questo progetto di ricerca europeo viene coordinato da Barcellona. Gli scienziati vedono in questa tecnologia uno strumento unico per lo sviluppo delle scienze cognitive, e vogliono che sia il più efficiente possibile. Ma gli ostacoli sono enormi, spiega l'ingegnere biomedico David Ibáñez Soria: "La stimolazione, a seconda del momento in cui si applica, può avere effetti diversi nel recupero della coscienza di questi pazienti. Per questo stiamo testando tre modalità di stimolazione cerebrale, tutte nella corteccia frontale, che consistono nello stimolare i pazienti quando si trovano in stato di vigilanza elevato, in uno stato di vigilanza inferiore, e, come misura di controllo, in modo aleatorio".

"Fra i miglioramenti tecnici principali su cui stiamo lavorando - prosegue Aureli Frisch Soria, coordinatore del progetto Luminous -, c'è la precisione spaziale, la capacità di raggiungere un punto preciso del cervello. Questo si ottiene aumentando il numero di elettrodi che si utilizzano per la stimolazione elettrica".

A Liegi la metà dei pazienti ha mostrato lievi segni di miglioramento. Ma la ricerca, dice Steven Laureys, deve continuare: "Molto spesso sento dire: 'attenti, non date false speranze a queste persone'. Ma esiste anche quella che io chiamo 'falsa disperazione'. Per troppo tempo abbiamo pensato che non si potesse fare nulla per questi pazienti. E questo è sbagliato".

Geert, che continua a resistere al fianco di Evelyne, non potrebbe essere più d'accordo: per lui "È difficile. Ma ci sono progressi. E penso che combatterò per questo. E penso che funzionerà".

Journalist • Selene Verri

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