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Vučić: La Serbia pronta a riprendere la vendita di munizioni dopo lo stop all’export

Vučić: La Serbia pronta a riprendere la vendita di munizioni dopo lo stop all’export
Diritti d'autore  Euronews
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Di Stefan Grobe
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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In un’ampia intervista rilasciata a Euronews, il presidente serbo Vučić ha approvato la vendita di munizioni ai Paesi dell’UE, anche qualora queste dovessero finire in Ucraina. Ha inoltre difeso la sua decisione di non aderire alle sanzioni dell’UE contro la Russia.

Il presidente serbo Aleksandar Vučić ha confermato che il suo Paese è pronto a vendere munizioni all’UE, anche qualora queste finissero nelle mani delle forze ucraine impegnate nel conflitto con la Russia.

“Dobbiamo vendere a qualcuno, e venderemo a chiunque possiamo per guadagnare qualcosa, anche se cercheremo di fare attenzione affinché quelle munizioni non finiscano in quella zona di guerra. Ma di tanto in tanto succede”, ha affermato Vučić a The Europe Conversation, il programma di punta di Euronews dedicato alle interviste.

“Alla fin fine dobbiamo pur pagare i nostri operai”, ha aggiunto.

“Mi dica, c’è qualcosa che non è razionale?”. Ha chiesto Vučić.

Secondo Vučić, la Serbia produce fino a 160.000 proiettili di vario tipo e calibro, “una produzione pari o leggermente superiore a quella francese”, grazie al lavoro di 30.000 operai “la cui sussistenza dipende dalla nostra capacità di vendere queste munizioni a qualcuno”.

Vučić sembra mostrare un cambio di rotta rispetto alla politica serba di vendita di armamenti.

Lo scorso giugno aveva bloccato tutte le esportazioni di munizioni dopo le pressioni di Mosca, che mal tollerava il fatto che alcuni proiettili venissero utilizzati nella guerra contro l’Ucraina.

Vučić ha rinnovato il suo sostegno, espresso in più occasioni, all’integrità territoriale dell’Ucraina, senza tuttavia arrivare ad appoggiare le sanzioni dell’UE nei confronti della Russia.

“Non siamo uno Stato membro dell’UE. Non posso fare nulla al riguardo. Non posso avere alcuna influenza”, ha affermato.

Tuttavia, facendo riferimento alle sanzioni internazionali che la Serbia ha subito in passato, ha espresso dubbi sul fatto che le sanzioni “portino ai migliori risultati”, argomentando che andrebbero a danneggiare solamente le persone comuni.

Critiche dell’UE alle proteste

Sul tema dell’allargamento dell’Unione europea, il presidente serbo ha difeso la propria leadership dalle critiche contenute nella nuova relazione della Commissione europea sui Paesi candidati all’adesione.

La relazione sull’allargamento, pubblicata martedì, ha rilevato che “la polarizzazione nella società serba si è accentuata sullo sfondo di proteste di massa… riflettendo la delusione dei cittadini per la corruzione, fra le altre ragioni.

Bruxelles ha inoltre condannato “l’uso eccessivo della forza contro i manifestanti” e “l’arretramento sulla libertà di espressione e l’erosione della libertà accademica” nel Paese.

Lo scorso fine settimana la Serbia è stata nuovamente teatro di manifestazioni di massa in occasione del primo anniversario della tragedia della stazione ferroviaria nella città settentrionale di Novi Sad.

Il crollo della stazione, che ha causato la morte di 16 persone, ha dato origine a un movimento guidato dai giovani che chiede un cambiamento politico.

Vučić ha risposto con indifferenza ai richiami di Bruxelles — così come alle proteste in Serbia — sottolineando i risultati economici del Paese.

“Ho dovuto affrontare le proteste da quando sono diventato primo ministro nel 2014”, ha spiegato Vučić. “Ma nonostante tutto, abbiamo continuato a progredire con ottimi tassi di crescita”.

“Devo anche aggiungere che il debito pubblico è diminuito dopo la mia nomina a primo ministro, grazie al rigore che abbiamo mantenuto. Il rapporto debito pubblico/PIL è ora al 43%, la metà della media UE”, ha proseguito.

Citando ulteriori segnali di progresso economico, Vučić ha inoltre sottolineato il miglioramento del rating del credito della Serbia.

Nel 2024, il Paese ha ottenuto la sua prima valutazione investment grade quando Standard & Poor’s l’ha promosso da BB+ a BBB- con prospettive stabili. Con questa decisione, S&P è diventata la prima agenzia a portare i titoli obbligazionari in valuta estera della Serbia fuori dalla categoria “spazzatura”.

Tale scelta è stata in parte legata al progetto “Expo 2027” del Paese balcanico, un’esposizione pensata per attrarre investimenti esteri. All’evento sono connessi numerosi progetti infrastrutturali e di sviluppo.

“Abbiamo già ricevuto conferma della possibile partecipazione di 127 Paesi all’esposizione”, ha dichiarato Vučić.

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