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L'invasione di alghe asiatiche a Cadice, una catastrofe ambientale sulle spiagge della Spagna meridionale

La spiaggia di El Balnerario a Tarifa infestata da alghe asiatiche invasive
La spiaggia di El Balnerario a Tarifa infestata da alghe asiatiche invasive Diritti d'autore  fimm.org
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Di Jesús Maturana
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Migliaia di tonnellate di un'alga invasiva proveniente dal sud-est asiatico si stanno accumulando sulle spiagge dello Stretto di Gibilterra e della costa meridionale della Spagna, costituendo ciò che gli ecologisti locali descrivono come una grave minaccia per la biodiversità regionale

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Dal maggio 2025, le autorità locali di Cadice hanno rimosso 1.200 tonnellate di queste alghe da La Caleta, la spiaggia più popolare della città, con un massimo di 78 tonnellate in un solo giorno. "Siamo completamente sopraffatti. Si tratta di una catastrofe ambientale", ha dichiarato José Carlos Teruel, responsabile delle spiagge del Comune di Cadice, aggiungendo che ogni volta che soffia un vento da ovest, sanno di dover affrontare un'altra ondata di alghe.

La specie, che si ritiene arrivi nelle cisterne di zavorra delle navi che attraversano il Canale di Suez e scaricano nel Mediterraneo, in poco più di un decennio ha colonizzato lo Stretto di Gibilterra, gran parte della costa meridionale spagnola, le Isole Canarie, le Azzorre e, più a nord, il Mar Cantabrico e i Paesi Baschi. È stata individuata per la prima volta dieci anni fa a Ceuta da un ricercatore dell'Università di Malaga.

Il devastante impatto economico ed ecologico

L'alga sta avendo un impatto negativo significativo su diversi settori dell'economia locale. Il turismo a Cadice e Tarifa, destinazione molto frequentata dagli amanti del windsurf, risente della presenza massiccia di quest'alga sulle spiagge, che emana anche un odore molto sgradevole. Anche la pesca è duramente colpita: le alghe intrappolano reti e lenze, riducendo inoltre l'ossigeno nell'acqua marina.

L’aspetto più allarmante riguarda la biodiversità: a La Caleta le alghe hanno soppiantato molte piante autoctone e non è ancora chiaro se i danni siano reversibili. Rugulopteryx okamurae si attacca saldamente a rocce e superfici sommerse, eliminando le specie algali originarie. Secondo gli esperti, l’assenza di predatori naturali nella regione, unita alla capacità dell’alga di riprodursi sia sessualmente che asessualmente e di assorbire tossine, la rende praticamente impossibile da eradicare.

Juan José Vergara, professore di biologia all'Università di Cadice, ha spiegato che nella fase iniziale un'invasione del genere può essere controllata: "È come individuare un cancro in tempo prima che si diffonda". Tuttavia, data l’attuale estensione, il contenimento è ormai fuori portata, e ciò che arriva a riva rappresenta solo una piccola parte della massa presente in mare.

Da problema a risorsa energetica

Al momento le alghe vengono trasportate in discarica, con un aggravio di costi per i contribuenti. Un’azienda locale ha chiesto l’autorizzazione per riutilizzare la Rugulopteryx okamurae come biomassa, per produrre energia, contenitori per bevande o fertilizzanti.

Tuttavia, la normativa spagnola sulle specie invasive ne vieta lo sfruttamento commerciale, a meno che non costituiscano una minaccia per la salute, la sicurezza o per facilitarne l’eradicazione, condizioni che, in questo caso, potrebbero essere soddisfatte. Questa settimana, il governo regionale andaluso ha presentato un piano per affrontare l’emergenza: ricerca, monitoraggio, sensibilizzazione e possibilità di riciclo delle alghe.

Anche se la Regione dovrà negoziare con il ministero dell’Ambiente per consentirne l’uso come biomassa, Vergara ha avvertito: anche un eventuale accordo rappresenterebbe solo una misura parziale. "È un’idea interessante, ma dubito che possa sradicare o anche solo ridurre significativamente l’intensità dell’invasione, quando centinaia di migliaia di tonnellate possono raggiungere una singola spiaggia", ha concluso il professore.

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