La Francia riconoscerà ufficialmente lo Stato di Palestina a settembre. Macron rilancia la soluzione dei due Stati, ma analisti avvertono: gesto simbolico, pochi effetti concreti
La decisione del presidente francese Emmanuel Macron di riconoscere ufficialmente la Palestina come Stato, da formalizzare all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite a settembre, rappresenta un passo audace nella diplomazia europea e un chiaro segnale politico in un momento di profonda instabilità in Medio Oriente.
In una lettera indirizzata al presidente palestinese Mahmoud Abbas, Macron ha ribadito il sostegno della Francia alla soluzione dei due Stati, affermando che Israele e Palestina devono poter vivere “fianco a fianco in pace e sicurezza”.
Con questo annuncio, la Francia diventerebbe il Paese più influente dell'Unione europea ad unirsi agli oltre 145 Stati che già riconoscono la statualità palestinese, inclusi undici Paesi europei come Spagna, Irlanda e Svezia.
Il riconoscimento implica la volontà di stabilire relazioni diplomatiche piene con uno Stato palestinese basato sui confini pre-1967.
La mossa ha una forte valenza simbolica, data la posizione della Francia come potenza diplomatica globale e membro permanente del Consiglio di Sicurezza Onu. Tuttavia, secondo analisti ed esperti, potrebbe avere più peso politico che effetti concreti sulla realtà del conflitto. Il direttore dell’European Middle East Project, Martin Konecny, ha dichiarato che questa scelta "manda un messaggio politico forte a Israele" e contribuisce a contrastare l’erosione della prospettiva di uno Stato palestinese indipendente.
Il riconoscimento arriva in un momento in cui la crisi umanitaria a Gaza peggiora drammaticamente. Più di cento Ong, tra cui Amnesty International e Medici Senza Frontiere, hanno denunciato una carestia diffusa, mentre i colloqui per un cessate il fuoco sono naufragati. Le pressioni internazionali su Israele stanno crescendo, ma non sembrano aver modificato la sua posizione sul terreno, né quella degli Stati Uniti, storici alleati.
Il gesto di Macron è stato accolto in modo contrastante. Il Segretario di Stato americano Marco Rubio lo ha definito una “decisione sconsiderata” che “serve solo alla propaganda di Hamas”.
In Europa, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha ribadito il sostegno alla soluzione dei due Stati, ma ha specificato che il riconoscimento della Palestina dovrebbe avvenire solo in parallelo a un riconoscimento esplicito di Israele da parte dei palestinesi, cosa che Hamas continua a rifiutare.
Molti osservatori ritengono che il riconoscimento possa rafforzare il profilo internazionale di Macron, ma difficilmente cambierà la situazione sul campo. Secondo Maria Luisa Frantappié, dell’Istituto Affari Internazionali, "è un passo rilevante per la politica estera francese, ma poco utile per i palestinesi". A suo avviso, il gesto rafforzerà soprattutto la credibilità della Francia presso il Sud globale.
Un cambio di rotta sostanziale richiederebbe un ripensamento complessivo delle relazioni dell’Ue con Israele, incluso il riesame dell’accordo di associazione commerciale. Tuttavia, l’Unione Europea appare ancora profondamente divisa sulla questione, e anche Paesi chiave come la Germania restano prudenti. Berlino, tradizionalmente legata a Israele da un senso di responsabilità storica, ha ribadito che il riconoscimento della Palestina deve rappresentare uno degli ultimi passi di un processo politico completo.