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In Portogallo, il 90 per cento degli investimenti pubblici proviene da fondi europei

I fondi dell'Unione europea sono stati fondamentali soprattutto per alcuni Paesi
I fondi dell'Unione europea sono stati fondamentali soprattutto per alcuni Paesi Diritti d'autore  Geert Vanden Wijngaert, AP Photo
Diritti d'autore Geert Vanden Wijngaert, AP Photo
Di Ema Gil Pires
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Dopo il Portogallo, Croazia, Lituania, Slovacchia e Bulgaria sono gli Stati membri dell'Unione europea in cui, tra il 2014 e il 2020, il peso dei fondi comunitari negli investimenti pubblici è stato più significativo

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Un rapporto recentemente pubblicato dalla Corte dei Conti europea (Cce), citato anche dalla stampa portoghese, evidenzia come il Portogallo sia lo Stato membro dell'Unione Europea (Ue) nel quale gli investimenti pubblici dipendono maggiormente dai fondi europei.

Secondo i calcoli della Corte dei Conti, che si basano su dati della Commissione europea, il 90% degli investimenti pubblici totali in Portogallo tra il 2014 e il 2020 è stato garantito dalla politica di coesione definita per quel periodo.

Percentuali molto alte anche in Croazia e Lituania

Una cifra quindi ben superiore alla media dei Ventisette - tra i quali si registrano "notevoli variazioni" - che si è attestata in media sul 14 per cento nei sette anni in questione. E anche rispetto agli altri Paesi dell'Europa meridionale, come Grecia (42 per cento), Malta (29 per cento), Spagna (25 per cento) e Italia (17 per cento).

Percentuale di investimenti pubblici finanziati da fondi Ue (2014-2020)
Percentuale di investimenti pubblici finanziati da fondi Ue (2014-2020) Tribunal de Contas Europeu

Sul "podio", assieme al Portogallo, ci sono anche Croazia e Lituania, dove più di due terzi degli investimenti pubblici nazionali - rispettivamente il 69 e il 67 per cento - provengono dai programmi di coesione nel periodo 2014-2020. Degni di nota sono anche la Slovacchia (60 per cento), la Bulgaria (58 per cento), la Polonia (56 per cento) e la Lettonia (50 per cento), dove almeno la metà del capitale investito a questo scopo proviene da fondi europei.

Tali percentuali risultano estremamente lontane da quelle dei Paesi nordici che fanno parte dell'Unione europea: Danimarca (1 per cento), Svezia (1 per cento) e Finlandia (2 per cento). Così come rispetto a Paesi Bassi (1 per cento), Lussemburgo (1 per cento), Austria (2 per cento), Irlanda (3 per cento), Belgio (3 per cento), Francia (3 per cento) e Germania (4 per cento).

I primi fondi europei arrivarono in Portogallo nel 1986

Va ricordato che i primi fondi europei sono arrivati in Portogallo nel 1986, anno in cui il Paese è diventato membro a pieno titolo dell'allora Cee. E sono stati un fattore chiave per lo sviluppo del Paese, anche se da allora sono stati oggetto di sospetti e polemiche per possibili applicazioni fraudolente.

In una recente intervista a Euronews, il commissario europeo per i Servizi finanziari e l'Unione per il risparmio e gli investimenti, la portoghese Maria Luís Albuquerque, ha avvertito che il Paese deve prepararsi a "smettere di essere un beneficiario netto e diventare un contribuente netto".

Questo in un momento in cui, secondo quanto riportato questa settimana da Euronews , la Commissione europea sta valutando una revisione del bilancio a lungo termine dell'Ue, al fine di fondere la Politica agricola comune e quella di coesione in un unico quadro di programmazione. Questo dopo che l'organismo esecutivo di Bruxelles ha proposto, ad aprile, una modernizzazione di quest'ultima politica per consentire investimenti in "priorità strategiche dell'Ue", come la competitività, la difesa e l'edilizia abitativa, tra le altre.

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