Nel documento visionato da Euronews, oltre la metà degli Stati membri chiede una "politica di coesione autonoma" per garantire che il prossimo bilancio 2028-2034 promuova la competitività e la convergenza tra le regioni dell'Ue
Con la proposta per il prossimo bilancio dell'Ue dopo il 2027 alle porte, il panorama politico è tutt'altro che tranquillo. L'ultimo segnale di agitazione è il documento approvato da quattordici Stati membri che si oppongono ai piani della Commissione europea di centralizzare la gestione e la distribuzione dei fondi Ue.
"Solo un bilancio distinto e solido e una metodologia di allocazione basata sulle regioni europee, che rifletta i loro diversi livelli di sviluppo, insieme a una legislazione autonoma dedicata alla politica di coesione, possono garantire che il prossimo quadro finanziario pluriennale (Qfp) produca unità, competitività e convergenza a lungo termine nelle regioni dell'Ue", si legge nel documento.
Bulgaria, Cechia, Grecia, Spagna, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia hanno firmato il documento informale sulla Politica di coesione nel futuro Qfp, con l'obiettivo di garantire una dotazione separata, per ridurre il divario socio-economico tra le regioni europee più ricche e quelle più povere.
L'appello di oltre la metà degli Stati membri arriva in risposta a una fuga di notizie sui piani della Commissione di creare un unico bacino di finanziamento per ogni Paese dell'Ue (che copra circa 530 programmi) e di collegare la ricezione dei fondi al raggiungimento degli obiettivi politici.
La potenziale centralizzazione della gestione e dell'accesso ai fondi comuni darebbe maggiore potere ai governi nazionali e a Bruxelles, a discapito delle regioni e di altri dipartimenti della Commissione europea.
La presidente Ursula von der Leyen dovrebbe presentare il 16 luglio la proposta di bilancio per il 2028-2034, ma le critiche da parte di regioni, Stati membri, eurodeputati e rappresentanti dell'industria sembrano aumentare.
Sia la Polonia sia il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) al Parlamento europeo hanno espresso preoccupazione per l'intenzione della Commissione di fondere decine di flussi di finanziamento in un'unica dotazione per ogni Stato membro, come descritto nei rispettivi documenti sul prossimo bilancio.
"Ci opporremo fermamente all'approccio di un piano nazionale per Stato membro, così come alla possibilità che i piani nazionali siano sostenuti da una regola di pagamenti n cambio di riforme", hanno scritto i socialisti in una lettera inviata lunedì a von der Leyen.
S&D, il secondo gruppo più numeroso in Parlamento, ha inoltre invitato la capa della Commissione a proporre un bilancio a lungo termine più ampio e ambizioso, che superi l'attuale 1 per cento del Pil dell'Ue, equivalente a circa 1200 miliardi di euro.
Il governo polacco, invece, ha sottolineato che le future riforme non dovrebbero portare a un'ulteriore centralizzazione del finanziamento. "Le regioni devono rimanere al centro della politica di coesione", si legge nel documento redatto martedì.
La politica agricola comune (Pac) e la politica di coesione dell'Ue rappresentano insieme più di due terzi del bilancio totale e la Polonia, che riceve la maggior parte dei finanziamenti dalla coesione, insiste sul fatto che la loro quota combinata nel Qfp non dovrebbe essere inferiore a quella attuale.
"Una delle priorità dovrebbe essere l'aumento dell'importanza della coesione economica, sociale e territoriale all'interno dell'Ue e la ricerca della convergenza", ha sostenuto Varsavia nel documento di posizione, "competitività e coesione sono le due facce della stessa medaglia".