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Ex ambasciatori Ue chiedono di sospendere accordo con Israele per situazione a Gaza

L'alta rappresentante della politica estera dell'Ue Kaja Kallas prima della riunione dei ministri degli esteri dell'Ue al Consiglio europeo di Bruxelles, 23 giugno 2025
L'alta rappresentante della politica estera dell'Ue Kaja Kallas prima della riunione dei ministri degli esteri dell'Ue al Consiglio europeo di Bruxelles, 23 giugno 2025 Diritti d'autore  AP Photo/Virginia Mayo
Diritti d'autore AP Photo/Virginia Mayo
Di Eleonora Vasques
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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In una lettera inviata ai vertici delle istituzioni europee, 27 ex ambasciatori dell’Ue in Medio Oriente e Nord Africa denunciano l’inazione dell’Unione sulla crisi umanitaria a Gaza. E chiedono la sospensione dell’Accordo di associazione Ue-Israele

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La riluttanza dell'Ue a prendere seri provvedimenti contro Israele, in relazione alla sua condotta a Gaza e in Cisgiordania, è stata criticata da 27 ex ambasciatori dell'Unione europea in Medio Oriente e Nord Africa, in una lettera inviata giovedì ai capi delle istituzioni europee e visionata da Euronews.

Tra i firmatari figurano l’ex ambasciatore dell’Ue presso l’Autorità nazionale palestinese, Sven Kühn von Burgsdorff, in carica fino al luglio 2023, e l’ex ambasciatore dell’Ue in Libia, James Moran.

Nel testo gli ex diplomatici esprimono “profonda preoccupazione” per la risposta dell’Ue dopo gli “atroci attacchi del 7 ottobre 2023”, che la lettera condanna esplicitamente.

In quella data, Hamas ha attaccato le comunità israeliane confinanti con la Striscia di Gaza, uccidendo circa 1.200 persone e prendendo 250 ostaggi. In risposta, l’esercito israeliano ha lanciato una massiccia offensiva su Gaza, che ha portato all’occupazione progressiva del territorio. Secondo il Ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, oltre 57mila persone sono state uccise dal 7 ottobre 2023 al 3 luglio di quest'anno, in maggioranza civili.

“In breve, la reazione di Israele è stata, come affermato da diverse istanze delle Nazioni Unite, indiscriminata e completamente sproporzionata. Notiamo che la Corte internazionale di giustizia, nelle sue ordinanze provvisorie dello scorso anno, ha concluso che esiste un rischio plausibile di genocidio”, si legge nella lettera.

Attualmente, il 70 per cento del territorio di Gaza è incluso in zone militarizzate israeliane o soggetto a ordini di evacuazione, secondo l’agenzia Onu per i diritti umani Ocha.

Critiche al sistema di distribuzione degli aiuti

La lettera condanna anche con forza il nuovo sistema di distribuzione umanitaria imposto da Israele e Stati Uniti da aprile, che esclude le agenzie delle Nazioni Unite e le Ong internazionali più esperte, ignorando i principi di imparzialità, neutralità e indipendenza dell’azione umanitaria.

“Tale sistema non ha fatto altro che aggravare le sofferenze della popolazione civile”, scrivono gli ex ambasciatori.

A maggio, Euronews ha pubblicato i dettagli di un documento israeliano riservato, datato dicembre 2023, in cui veniva delineato il nuovo piano per Gaza: collaborazione con Israele e Usa, creazione di zone cuscinetto e un nuovo modello di distribuzione degli aiuti, già in fase di attuazione.

Pressioni per sospendere l’Accordo di associazione Ue-Israele

Dal 2000, un Accordo di associazione regola il dialogo politico e la cooperazione economica tra Ue e Israele. A maggio, Bruxelles ha avviato una revisione dell’intesa, rilevando a giugno “indicazioni” di violazioni israeliane dei diritti umani a Gaza e in Cisgiordania, basandosi su rapporti di organizzazioni internazionali indipendenti.

Gli ex diplomatici criticano l'Alta rappresentante per la politica estera Ue, Kaja Kallas, per non avere dato seguito a queste conclusioni con misure concrete, chiedendo invece che l’Accordo sia sospeso per inviare “un chiaro messaggio al governo israeliano”, anche in caso di cessate il fuoco.

“Se la sospensione totale non è possibile, si proponga almeno la sospensione degli elementi dell’accordo che rientrano nella competenza comunitaria, come le preferenze commerciali e il programma di ricerca Horizon”.

Per sospendere le preferenze commerciali, servirebbe una maggioranza qualificata del Consiglio: almeno il 55 per cento degli Stati membri (15 su 27), rappresentanti di almeno il 65 per cento della popolazione dell’Ue.

Inoltre, la lettera propone il divieto assoluto di commerciare con gli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania, incluse merci, servizi e transazioni commerciali.

Il peso della reputazione internazionale

I ministri degli Esteri dell’Ue si riuniranno martedì prossimo a Bruxelles per discutere le possibili azioni da intraprendere.

“La mancata adozione di provvedimenti concreti comprometterà ulteriormente la reputazione già danneggiata dell’UE nella regione e, più in generale, la sua politica estera nel mondo”, si legge nella conclusione, dove si sottolinea il rischio che l’Ue venga accusata di doppi standard, in contrasto con la sua posizione intransigente sull’invasione russa dell’Ucraina.

Euronews ha contattato la Commissione europea e la missione israeliana presso l’Ue, ma al momento della pubblicazione non ha ricevuto risposta.

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