La Slovacchia ha fatto momentaneamente saltare il 18esimo pacchetto di sanzioni contro Mosca che prevedeva il phase-out dai combustibili fossili russi. Una decisione che ha molto a che fare con la compensazione finanziaria. Ecco perché
Robert Fico, primo ministro slovacco, ha confermato giovedì che continuerà a votare contro il prossimo pacchetto di sanzioni che l'Unione europea vuole imporre alla Russia in risposta all'invasione dell'Ucraina.
Poiché le sanzioni devono essere approvate dell'unanimità, la decisione di Fico rende impossibile l'approvazione della proposta.
È interessante notare che l'opposizione di Fico non ha nulla a che fare con le sanzioni in sé. Riguarda invece una questione completamente diversa: la cosiddetta tabella di marcia REPowerEU.
La misura prevede l'eliminazione graduale di tutte le importazioni di combustibili fossili russi, compresi gasdotti e gas naturale liquefatto (GNL), entro la fine del 2027. La Commissione europea ha presentato la tabella di marcia a maggio e la bozza di legge a giugno, basata sul divieto graduale di contratti di gas a breve e lungo termine.
"La Russia ha ripetutamente tentato di ricattarci armando le sue forniture energetiche", ha dichiarato la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
"Abbiamo adottato misure chiare per chiudere il rubinetto e porre definitivamente fine all'era dei combustibili fossili russi in Europa".
Slovacchia e Ungheria alimentano il braccio di ferro con l'Ue
La Slovacchia, paese senza sbocco sul mare e con legami radicati con i combustibili russi, ha immediatamente - e a gran voce - protestato contro l'eliminazione graduale, avvertendo che avrebbe fatto aumentare i prezzi e messo a rischio la competitività.
L'Ungheria, che si trova in una situazione simile, si è unita alla resistenza.
Un punto caldo di contestazione è stata la strategia della Commissione di inquadrare la proposta come politica commerciale ed energetica, il che significa che avrà bisogno solo di una maggioranza qualificata per passare.
Finora, l'esecutivo aveva scelto le sanzioni, uno strumento di politica estera, come opzione per eliminare le importazioni di combustibili russi, come carbone e petrolio. L'Ungheria e la Slovacchia sono state esentate dal divieto permanente sul greggio russo.
Poiché le sanzioni sul gas rimangono di debole efficacia, la Commissione ha preso in mano la situazione e ha escogitato una soluzione creativa per garantire che il divieto sul gas russo veda alla fine la luce.
Il trucco ha fatto infuriare la Slovacchia, che è ricorsa al veto sul 18esimo pacchetto di sanzioni come ultimo sforzo per ottenere le concessioni che altrimenti non avrebbe ottenuto.
Fico teme costi esorbitanti per la Slovacchia
Fico ha confermato il suo veto dopo avere avuto un incontro bilaterale con von der Leyen a margine di un vertice Ue a Bruxelles. Nei giorni precedenti il vertice, i funzionari della Commissione erano sembrati ottimisti sul fatto che si sarebbe raggiunto una sorta di compromesso e che il 18esimo pacchetto di sanzioni sarebbe stato approvato entro la fine del mese.
Ma il premier lo slovacco ha puntato i piedi. In un videomessaggio postato sul suo account Facebook nel bel mezzo del vertice, Fico ha presentato un'ampia lista di lamentele e riserve a proposito dell'eliminazione graduale, indicando di essere aperto a un accordo con von der Leyen, ma a un prezzo più alto del previsto.
"È un peccato che ci stiamo avviando su questa strada, perché si tratta chiaramente di una proposta ideologica", ha dichiarato. "Ci danneggerà, a meno che non si raggiunga un accordo con la Commissione europea che ci compensi per tutti i danni che questa proposta potrebbe causare".
Quali sono le condizioni di Fico per l'ok della Slovacchia a sanzioni alla Russia
Il leader ha citato cinque questioni che vuole affrontare e, idealmente, risolvere.
- Tasse di transito: Fico sostiene che se la Slovacchia dovesse interrompere le importazioni di gas dai gasdotti russi, dovrà spendere di più in tasse di transito per ottenere forniture alternative dai Paesi occidentali, settentrionali e meridionali, che acquistano il GNL per poi gassificarlo. Fico vuole garanzie che le future tariffe di transito abbiano lo stesso costo di quelle con la Russia.
- Prezzi al consumo: Fico afferma che la fine del gas russo a basso costo, insieme a tariffe di transito potenzialmente più elevate, aumenterà i prezzi del gas per le famiglie "del 30-50 per cento", secondo le stime del suo governo.
- Compensazione: Di conseguenza, Fico chiede "fondi per compensare le famiglie e l'industria slovacca, poiché nessuna delle due sarà in grado di far fronte a questo onere".
- Crisi energetica: Fico vuole anche garanzie per proteggere la Slovacchia da un'impennata straordinaria dei prezzi del gas all'ingrosso, come è accaduto nella crisi energetica del 2022.
- Cause legali: Infine, Fico avverte che la Slovacchia rischia di subire una causa da parte della russa Gazprom per un valore compreso tra i 16 e i 20 miliardi di euro, a causa della risoluzione del contratto a lungo termine, valido fino al 2034. I contratti energetici russi sono generalmente regolati da termini ben definiti di "take or pay", il che significa che gli acquirenti sono obbligati ad accettare le forniture concordate o a pagare danni finanziari per il loro rifiuto.
"Definiamo la soluzione e solo allora potremo discutere di ulteriori pacchetti di sanzioni. Se la nostra proposta di rinviare il voto non verrà accolta, l'ambasciatore slovacco riceverà una chiara istruzione di porre il veto all'adozione del 18esimo pacchetto di sanzioni".
Fico ha sottolineato che si impegnerà in "negoziati costruttivi", con una "missione speciale" guidata dalla Commissione che si recherà in Slovacchia la prossima settimana.
Non si sa come la Commissione tratterà con la Slovacchia
È tutt'altro che chiaro come la Commissione von der Leyen riuscirà a soddisfare le sue esigenze, che mettono in ballo spese di miliardi di euro. Il bilancio pluriennale del blocco ha uno spazio limitato per far fronte a circostanze impreviste o, in questo caso, a richieste. La proposta di eliminazione graduale non prevede una dotazione dedicata di fondi Ue.
Von der Leyen non ha affrontato lo spinoso argomento nella conferenza stampa tenuta al termine del vertice e la Commissione non ha ancora risposto a una richiesta di commento.
In precedenza, i funzionari avevano insistito sul fatto che l'eliminazione graduale non avrebbe prodotto un forte aumento dei prezzi al consumo perché la transizione del blocco dai combustibili russi è già ben avviata, con una maggiore diversificazione da Norvegia, Stati Uniti, Algeria, Qatar, Azerbaijan e Regno Unito, nonché una più rapida diffusione dell'energia verde nazionale.
"Possiamo davvero assicurarci che questa transizione avvenga in modo tale da non portare a un aumento dei prezzi e certamente non a una situazione di problemi di approvvigionamento per questi Paesi", ha dichiarato a giugno Dan Jørgensen, Commissario europeo per l'energia.
Jørgensen ha anche sottolineato che i divieti previsti nell'ambito del phase-out saranno sufficientemente solidi per dichiarare la casistica della "forza maggiore" - cioè eventi o circostanze che vanno al di là del controllo dei firmatari - e per proteggere i clienti da danni da capogiro.
"Abbiamo deliberatamente formulato questa legislazione e utilizzato una base legale che la rende un divieto e quindi una situazione di forza maggiore per le aziende in questione", ha dichiarato.
"Ciò significa che non sono legalmente responsabili. Non sono loro a rompere un contratto".
Il ragionamento non ha convinto del tutto gli esperti, che sostengono che le tradizionali sanzioni di politica estera siano il metodo più efficace per evitare le cause in tribunale.