Pechino sollecita la comunità internazionale ad agire per evitare un’escalation dopo la minaccia iraniana di chiudere lo Stretto di Hormuz. L’Ue lancia l’allarme: “Rischi per la sicurezza energetica e le catene di approvvigionamento”
La Cina ha lanciato un appello per un maggiore impegno internazionale volto a disinnescare le crescenti tensioni in Medio Oriente, dopo che il parlamento iraniano ha approvato la chiusura dello Stretto di Hormuz come risposta ai recenti attacchi aerei degli Stati Uniti contro le infrastrutture nucleari iraniane.
Sebbene la decisione definitiva spetti al Consiglio supremo di sicurezza nazionale e all’Ayatollah Khamenei, l’ipotesi ha già fatto tremare le cancellerie mondiali. Lo Stretto è un passaggio cruciale per circa un quinto del traffico globale di petrolio e qualsiasi interruzione avrebbe ricadute economiche devastanti.
Washington chiede aiuto a Pechino
Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha chiesto alla Cina di intervenire per fermare l'Iran: "Li incoraggio a fare pressione su Teheran. Dipendono dallo Stretto per il loro petrolio", ha detto in un’intervista a Fox News.
La Cina, principale acquirente del greggio iraniano, mantiene relazioni amichevoli con la Repubblica islamica. Interpellato dai giornalisti, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun ha dichiarato:
"Mantenere la sicurezza e la stabilità del Golfo Persico è nell’interesse comune della comunità internazionale".
Pechino invita tutte le parti a evitare azioni che potrebbero "compromettere la crescita economica globale".
L’Europa: “Chiusura dello Stretto sarebbe un disastro”
Dura anche la posizione dell’Unione europea. "La chiusura dello Stretto di Hormuz da parte dell'Iran sarebbe molto pericolosa e non gioverebbe a nessuno", ha dichiarato l’Alto rappresentante per la politica estera Kaja Kallas prima del vertice dei ministri degli Esteri a Bruxelles.
L’ex ufficiale dei servizi francesi Claude Moniquet, intervistato da Euronews, ha avvertito: "Sarebbe un disastro per l’Europa. Lo Stretto è vitale per il nostro approvvigionamento energetico. Il blocco porterebbe a uno shock economico e a una nuova escalation militare".
Minacce ibride e rischio conflitto
Oltre al blocco navale, l’Iran potrebbe ricorrere a missili a corto e medio raggio contro infrastrutture petrolifere e navi commerciali, attacchi con droni Shahed, offensive informatiche — come quella contro l’industria petrolifera saudita nel 2012 — e persino atti terroristici in territorio europeo.
Il rischio sistemico è reale: interruzioni nel trasporto marittimo, aumento dei premi assicurativi, blocchi nella logistica e rincari per beni di consumo e materie prime. In un’Europa già sotto pressione inflazionistica, un’escalation potrebbe destabilizzare interi settori produttivi.
Lo Stretto sotto minaccia
Ogni giorno transitano dallo Stretto di Hormuz oltre 20 milioni di barili di petrolio. È una delle rotte marittime più strategiche del pianeta. Il suo blocco non sarebbe solo una questione militare o diplomatica, ma anche un colpo diretto alla fragile economia globale.
Pechino ha ora un ruolo chiave: interlocutore privilegiato di Teheran, ma anche attore economico globale che ha tutto da perdere da un conflitto aperto. L’appello alla responsabilità, per una volta, è bipartisan e planetario.