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Esclusiva: la modifica delle regole Ue in materia di visti potrebbe colpire i cittadini israeliani

I cittadini israeliani beneficiano di soggiorni brevi con visto gratuito nell'UE
I cittadini israeliani beneficiano di soggiorni brevi con visto gratuito nell'UE Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Vincenzo Genovese
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il Parlamento e il Consiglio Ue rafforzano il meccanismo per sospendere l’esenzione dai visti: ora anche le violazioni dei diritti umani possono provocarne la revoca. Israele nel mirino

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Parlamento europeo e Consiglio dell'Ue hanno concordato una revisione significativa del meccanismo che disciplina l’esenzione dall’obbligo di visto per soggiorni brevi nell’area Schengen. E Israele potrebbe venirne penalizzato.

Per la prima volta, le gravi violazioni dei diritti umani, del diritto internazionale e del diritto umanitario, così come il mancato rispetto di decisioni dei tribunali internazionali, diventano cause dirette per sospendere l’ingresso senza visto. Israele, già oggetto da accuse di crimini di guerra legate alle operazioni a Gaza, è tra i Paesi più esposti a questa novità, insieme alla Serbia.

Chi rischia? 61 paesi da monitorare

Attualmente, la cosiddetta lista bianca include 61 Stati – tra cui Australia, Brasile, Giappone, Regno Unito, Ucraina, Balcani occidentali, e appunto Israele – il cui cittadini possono restare fino a 90 giorni senza visto nell’area Schengen.

Il nuovo regolamento faciliterà significativamente l’attivazione del meccanismo di sospensione da parte della Commissione, che potrà agire rapidamente per un anno, previa approvazione a maggioranza qualificata degli Stati membri. Prolungare la misura richiederà ulteriori atti delegati, soggetti al vaglio di Parlamento o Consiglio.

Fonti del Parlamento riportate da Euronews spiegano che Israele è particolarmente vulnerabile in questa nuova configurazione a causa delle accuse di crimini di guerra e contro l’umanità, sollevate anche dall’Onu.

L’eurodeputato sloveno Matjaž Nemec, relatore del pacchetto legislativo, ha sottolineato che lo strumento vuole essere un mezzo per “far valere i diritti umani e il diritto internazionale” senza indirizzare alcun Paese in particolare.

Tuttavia, fonti interne all’Ue suggeriscono che saranno principalmente gli appartenenti agli Stati membri – e non il Parlamento – a sollevare eventuali procedimenti contro Tel Aviv, data la pressione politica crescente sui gruppi parlamentari più critici nei confronti delle azioni israeliane in Gaza.

Paletti su migrazione: aumento soglie per sospendere l’esenzione

Oltre agli aspetti legati ai diritti umani, la riforma introduce anche criteri più severi in materia di immigrazione. In particolare, si abbassa dal 50 per cento al 30 per cento la soglia che definisce un aumento "sostanziale" dei soggiorni irregolari da parte di cittadini di un Paese esente da visto.

Allo stesso tempo, si alza dal 4 per cento al 20 per cento il limite oltre il quale un basso tasso di accoglimento delle richieste d’asilo può far scattare il blocco dell’esenzione.

In pratica, se un Paese esente da visto inizia a produrre un numero crescente di cittadini che rimangono illegalmente nello spazio Schengen o che presentano domande d'asilo con esito quasi sempre negativo, l’Unione potrà sospendere più facilmente la possibilità di ingresso senza visto.

Pressioni Ue su Israele anche su commercio e accordi

La revisione del meccanismo per l’esenzione dal visto non è un caso isolato. Sul piano diplomatico-strategico l’Ue ha già avviato una revisione dell’accordo di associazione con Israele, volgendosi contro le violazioni dell’articolo 2 sui diritti umani. Il ministro Kaja Kallas ha parlato di "catastrofe a Gaza", supportata da una maggioranza qualificata di Stati membri.

Inoltre, la sospensione degli incontri politici d’alto livello e il congelamento dell’accesso ai fondi europei rappresentano segnali della crescente fermezza di Bruxelles se Tel Aviv non rispetta il diritto internazionale .

L’iter legislativo verso l’approvazione finale

L’accordo di martedì è un passo politico cruciale ma non finale. Serve infatti l’approvazione definitiva di Parlamento e Consiglio. A quel punto la legge potrà entrare in vigore, offrendo un nuovo potente mezzo di pressione ai Paesi terzi – come Israele – che beneficiano della libertà di circolazione Schengen.

La riforma è parte di un pacchetto più ampio voluto dalla presidenza polacca, con l’obiettivo di usare l'esenzione dal visto come leva per tutela dei diritti umani e gestione della migrazione.

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