La maggioranza dei ministri degli Esteri dell'Unione europea ha appoggiato la proposta olandese di rivedere i legami del blocco con Israele per le sue azioni di guerra a Gaza
L’Unione europea ha deciso di aprire una revisione formale dell’accordo di associazione con Israele, in risposta all’espansione dell’offensiva militare nella Striscia di Gaza e al blocco di aiuti umanitari durato oltre due mesi.
La decisione è arrivata martedì, quando 17 ministri degli Esteri dei 27 Stati membri hanno sostenuto la proposta del ministro olandese Caspar Veldkamp, avanzata all'inizio di maggio. L’obiettivo della revisione è determinare se Israele stia violando l’articolo 2 dell’accordo — una clausola chiave che vincola le relazioni tra Ue e Israele al rispetto dei diritti umani e dei principi democratici.
“Dalle discussioni odierne è emerso chiaramente che c'è una forte maggioranza a favore della revisione dell'articolo 2 del nostro Accordo di associazione con Israele”, ha dichiarato Kaja Kallas, Alto rappresentante dell'Ue per gli Affari esteri, durante una conferenza stampa a Bruxelles.
Kallas ha precisato che l’esecutivo europeo avvierà la revisione e ha ribadito la necessità che Israele permetta l’ingresso di più aiuti umanitari a Gaza.
L’articolo 2 e i legami economici Ue-Israele sotto esame
L’articolo 2 dell’accordo stabilisce che le relazioni bilaterali si basano sul rispetto dei diritti umani come elemento fondamentale. Se l’Ue dovesse concludere che Israele ha violato tale clausola, potrebbero scattare misure diplomatiche o restrizioni commerciali.
L’Ue è il principale partner commerciale di Israele, con scambi superiori ai 45 miliardi di euro l’anno. Un’eventuale sospensione dell’accordo avrebbe conseguenze significative per entrambi i lati.
Il cambio di rotta: dai silenzi al sostegno diplomatico
Già 15 mesi fa Irlanda e Spagna avevano proposto di riesaminare l’accordo, ma senza ottenere il sostegno degli altri Stati membri. La situazione è cambiata quando anche i Paesi Bassi, considerati tra gli alleati più vicini a Israele, hanno criticato apertamente il “blocco umanitario” imposto su Gaza, definendolo una violazione del diritto internazionale umanitario.
Nove Paesi — Belgio, Finlandia, Francia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia, Spagna e Svezia — avevano già espresso il loro appoggio alla proposta. Durante la riunione di martedì si sono aggiunti anche Austria, Danimarca, Estonia, Malta, Polonia, Romania e Slovacchia.
Tra i contrari figurano Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Germania, Grecia, Ungheria, Italia e Lituania. La Lettonia si è dichiarata neutrale.
Sanzioni sui coloni e proposte contro ministri israeliani
Parallelamente, 26 Stati membri su 27 hanno approvato un piano per imporre sanzioni individuali ai coloni israeliani responsabili di violenze contro i palestinesi in Cisgiordania. Solo l’Ungheria ha opposto il veto.
Il ministro degli Esteri svedese, Maria Malmer Stenergard, ha avanzato l’idea di estendere le sanzioni a ministri israeliani coinvolti nell’escalation del conflitto.
Reazioni internazionali: la linea dura di Londra, Parigi e Ottawa
Martedì, anche il Regno Unito ha sospeso i colloqui commerciali con Israele, convocando l’ambasciatore israeliano a Londra per protestare contro l’operazione militare a Gaza, definita “intollerabile”.
Una posizione condivisa da Francia e Canada, i cui leader hanno minacciato azioni concrete se Israele non interromperà le operazioni militari e non garantirà accesso immediato agli aiuti umanitari.
La posizione dell’Ue sulla guerra a Gaza, scatenata dagli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023, è sempre stata frammentata. L’ex Alto rappresentante Josep Borrell aveva già proposto la sospensione dell’accordo a novembre, ma la proposta era stata messa da parte durante il cessate il fuoco temporaneo in vigore in quel momento.
Ora, l’undicesima settimana consecutiva di blocco degli aiuti sembra aver modificato il clima politico in Europa.
“La decisione di Israele di consentire l’ingresso di alcuni aiuti è benvenuta, ma è solo una goccia nel mare”, ha detto Kallas. “Gli aiuti devono arrivare subito, e in massa”.
Verso una svolta diplomatica?
L’apertura della revisione dell’accordo non significa interruzione automatica delle relazioni. Tuttavia, invia un segnale forte: l’UE è pronta a mettere i principi al centro della propria politica estera, anche nei confronti di alleati storici.
Con la guerra a Gaza che continua e la pressione internazionale in aumento, la revisione dell’accordo UE-Israele potrebbe rappresentare un punto di svolta nelle relazioni tra Bruxelles e Tel Aviv.
Con ulteriori informazioni di Jorge Liboreiro