Lo scambio è iniziato lunedì per i soldati di età compresa tra i 18 e i 25 anni, e ha riguardato i membri del servizio ucraino gravemente feriti e malati
Un secondo gruppo di prigionieri di guerra ucraini e russi è tornato a casa martedì, nell’ambito di un accordo raggiunto durante i colloqui diretti a Istanbul lo scorso 2 giugno.
Lo scambio era iniziato lunedì e ha riguardato soldati di età compresa tra i 18 e i 25 anni, con un’attenzione particolare verso il personale ucraino gravemente ferito o malato, come ha riferito il presidente Volodymyr Zelensky su Telegram, senza fornire cifre precise.
Tra i soldati liberati figurano anche militari catturati oltre tre anni fa nella battaglia per Mariupol, ha dichiarato su Telegram il Comando di coordinamento per il trattamento dei prigionieri di guerra.
Tutti i soldati rilasciati soffrivano di gravi condizioni mediche, tra cui amputazioni e problemi alla vista.
Amina Ivanchenko ha potuto riabbracciare il marito, prigioniero da 18 mesi, durante la prima fase dello scambio. Ha espresso gratitudine nei confronti delle autorità ucraine per il sostegno ricevuto: "La mia lotta è stata molto più facile grazie a loro. Il nostro Paese restituirà sicuramente tutti. Gloria all’Ucraina! Grazie!".
Intanto, nella regione di Chernyhiv, Anastasia Nahorna attende notizie del marito, scomparso da otto mesi. "Questo dolore è ogni giorno più insopportabile", ha detto. "Vorrei davvero ricevere qualche informazione, perché da quando è sparito non sappiamo nulla. È vivo? È prigioniero? Qualcuno lo ha visto?".
Soldati russi curati in Bielorussia
Anche il ministero della Difesa russo ha confermato il rientro di un secondo gruppo di soldati, senza specificarne il numero. I militari sono stati accolti in Bielorussia, dove ricevono supporto medico e psicologico, prima del trasferimento in Russia per ulteriori cure e riabilitazione.
È stato inoltre annunciato uno scambio dei corpi dei soldati caduti, sebbene non sia stato ancora definito un calendario per quando avverrà.
I recenti colloqui di pace a Istanbul tra delegazioni russe e ucraine non hanno portato a progressi concreti, se non all’intesa per lo scambio di prigionieri e il rimpatrio delle salme e dei feriti gravi.