Terminati i nuovi colloqui di pace a Istanbul tra Russia e Ucraina. Kiev annuncia un imminente scambio di prigionieri, tra cui giovani e feriti gravi. Consegnata a Mosca anche la lista dei bambini deportati
Si è concluso lunedì il secondo round di colloqui di pace tra Russia e Ucraina a Istanbul, con un accordo preliminare su un nuovo scambio di prigionieri. Lo ha annunciato il ministro della Difesa ucraino Rustem Umerov, capo della delegazione di Kiev, parlando ai giornalisti al termine dell’incontro.
Secondo quanto riportato dall’emittente nazionale ucraina Suspilne, le parti avrebbero concordato uno scambio focalizzato su soldati gravemente feriti, giovani e altri casi umanitari urgenti. “Abbiamo raggiunto un’intesa su uno scambio. I dettagli saranno comunicati a breve. Ci stiamo concentrando su chi è gravemente malato o ferito, sui giovani e su altre categorie, compreso lo scambio delle salme”, ha dichiarato Umerov.
Durante l’incontro, la delegazione ucraina ha inoltre consegnato ai rappresentanti russi una lista dettagliata dei bambini ucraini deportati con la forza dalla Russia durante il conflitto. “Parliamo di centinaia di minori deportati illegalmente, trasferiti contro la loro volontà o trattenuti nei territori temporaneamente occupati. Ora aspettiamo una risposta. La palla è nel campo russo” ha scritto su Telegram Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino.
Il primo round di colloqui, tenutosi il 16 maggio, aveva portato al più imponente scambio di prigionieri dall’inizio della guerra – in un formato mille per mille – ma non aveva fatto registrare progressi concreti verso la fine dell’invasione russa su larga scala.
Questa volta, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha indicato tre priorità per Kiev: un cessate il fuoco della durata di 30 giorni, un nuovo scambio di prigionieri e il ritorno dei bambini deportati.
Il Cremlino, invece, ha evitato di rendere note le proprie priorità. I funzionari russi hanno continuato a fare riferimento, in maniera generica, alle “cause profonde” della guerra, un’espressione ricorrente nel linguaggio del governo russo fin dai giorni che hanno preceduto l’invasione del 2022, utilizzata per giustificare l’aggressione armata all’Ucraina.
Verso un “memorandum di pace”
Secondo fonti diplomatiche, le due parti hanno concordato di presentare ciascuna un proprio “memorandum di pace”, documento che definisce le rispettive posizioni chiave, entro la data di lunedì.
La delegazione ucraina ha dichiarato di aver già consegnato una proposta articolata, descritta come una “tabella di marcia dettagliata per una pace duratura”. Vladimir Medinsky, capo della delegazione russa, ha confermato ai media statali russi di aver ricevuto formalmente il documento di Kiev.
Mosca ha però ribadito che renderà note le proprie richieste solo alla ripresa ufficiale dei negoziati.
Alla vigilia dell’incontro, Zelensky ha sottolineato che la Russia non ha ancora condiviso il proprio “memorandum di pace” né con l’Ucraina, né con la Turchia, né con gli Stati Uniti. “Nonostante ciò, proveremo comunque a fare qualche passo avanti sulla strada della pace”, ha affermato.
Le condizioni imposte da Mosca
Venerdì scorso, l’ambasciatore russo all’Onu Vasily Nebenzya ha ribadito che Mosca prenderà in considerazione un cessate il fuoco solo a condizione che Kiev sospenda la mobilitazione militare e interrompa la ricezione di aiuti militari dall’estero.
Tra le richieste avanzate da Mosca nei precedenti round figura anche il ritiro delle forze ucraine da quattro regioni che la Russia afferma di aver annesso: Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. Tuttavia, il controllo russo su queste aree è solo parziale, eppure Mosca continua a chiederne l’abbandono totale da parte ucraina.
Un altro punto di attrito riguarda l’espansione della Nato. Mosca avrebbe chiesto la cessazione dell’allargamento dell’Alleanza verso est e l’impegno dell’Ucraina a mantenere uno status di neutralità, rinunciando formalmente all’adesione.
Secondo l’agenzia Reuters, la Russia punta a ottenere un impegno scritto da parte dei leader occidentali per bloccare ogni ulteriore allargamento dell’alleanza militare.
Trump perde la pazienza con Putin
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha recentemente espresso pubblicamente la propria insoddisfazione per l’atteggiamento di Mosca, accusata di non voler fare passi concreti verso un cessate il fuoco e, anzi, di aver intensificato gli attacchi letali contro l’Ucraina.
Nonostante le dichiarazioni critiche, Trump ha finora rifiutato di imporre nuove sanzioni contro la Russia. Nei giorni scorsi, attraverso i suoi canali social, ha definito Putin “completamente impazzito” e ha accusato il leader russo di “giocare con il fuoco”.
Nel frattempo, Zelensky ha esortato Trump a mantenere le promesse fatte e a lanciare un nuovo e deciso pacchetto di sanzioni contro la Russia, nel caso in cui i colloqui di Istanbul non producano risultati concreti.
Parlando al vertice congiunto dei Paesi del gruppo dei Nove di Bucarest e dei leader nordici tenutosi a Vilnius, il presidente ucraino ha dichiarato che l’Occidente deve prepararsi ad agire con decisione. “Se l’incontro di Istanbul non produrrà risultati, sarà evidente che servono sanzioni forti e immediate, a partire dal 18esimo pacchetto Ue e, soprattutto, dagli Stati Uniti: le sanzioni più forti promesse dal presidente Trump”, ha detto.
Secondo Zelensky, le nuove misure dovrebbero colpire in maniera diretta il settore energetico russo – in particolare petrolio e petroliere – oltre a introdurre tetti ai prezzi e sanzioni mirate alle banche e al sistema finanziario della Russia.