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L'UE può permettersi di abbandonare gradualmente le importazioni di carburante russo?

L'UE può permettersi di abbandonare gradualmente le importazioni di carburante russo?
Diritti d'autore  Euronews
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Di Isabel Marques da Silva
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Porre fine alle importazioni di energia dalla Russia è l'obiettivo del nuovo piano REPowerEU presentato dalla Commissione europea. L'esecutivo cita ragioni di sicurezza, aggiungendo che accelererà anche la transizione energetica dell'UE. Ma quali sono gli ostacoli al suo raggiungimento?

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L'Europa ha iniziato ad affrancarsi dalla dipendenza dalla Russia dopo l'invasione totale dell'Ucraina del 2022, che ha portato a un'impennata dei prezzi dell'energia.

A seguito di sanzioni, nell'arco di tre anni ci sono stati importanti tagli alle importazioni: il petrolio è passato dal 27% nel 2022 al 3% nel 2025 e, nello stesso periodo, il gas è sceso dal 45% al 19% e il carbone, che all'epoca rappresentava il 50% del consumo dell'UE, ha smesso del tutto di essere importato nell'Unione.

Tuttavia, l'UE continua a rimpinguare in modo significativo il bilancio della Russia: nel 2024 le importazioni di energia hanno fatto entrare 23 miliardi di euro nelle casse di Mosca. Ora l'esecutivo UE vuole abbandonare gradualmente tutte queste importazioni entro il 2027, tramite le misure definite nel piano REPowerEU.

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Come spiega Jorge Liboreiro, reporter di Euronews che sta seguendo gli sviluppi, la logica è quella di sfruttare le politiche commerciali ed energetiche, che non richiedono un voto unanime come le sanzioni.

Il blocco sta perseguendo una strategia di diversificazione dei fornitori e l'importazione di più gas dagli Stati Uniti potrebbe essere un'opzione. Tuttavia, data l'attuale guerra dei dazi con gli Stati Uniti, l'UE esita a sostituire una dipendenza con un'altra.

"Questa è una delle trappole in cui non possiamo cadere. Con diversificazione e riduzione dei rischi si intende che dobbiamo avere molti più fornitori e non mettere tutte le uova in un paniere", sostiene Tsvetelina Penkova, europarlamentare socialista bulgara e una dei vicepresidenti della Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia (ITRE).

"Faccio l'esempio di un Paese che è stato molto reattivo: l'Azerbaigian. È stato il primo a offrire proattivamente altre forniture di gas naturale e ha anche aumentato la produzione per poter soddisfare la crescente domanda dell'UE", ha dichiarato.

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Rischi per le aziende e ruolo del nucleare

Il piano propone il divieto di stipulare nuovi contratti a breve termine per gas di gasdotti e GNL entro la fine del 2025 e il divieto, entro la fine del 2027, di importare questi gas nell'ambito di contratti a lungo termine esistenti. Ci saranno anche nuove restrizioni per abbandonare gradualmente i materiali nucleari, come l'uranio arricchito. 

Gli analisti di mercato avvertono che costringere le aziende a interrompere i contratti per l'importazione di carburanti potrebbe portare a controversie giudiziarie e multe elevate. La Commissione, però, dice che le aziende possono "invocare la cosiddetta forza maggiore", ha spiegato il reporter di Euronews.

Ciò consentirebbe a un'azienda di "rescindere il contratto senza penali perché è una circostanza che va oltre il suo controllo", ha aggiunto.

La vicepresidente dell'ITRE ritiene anche che l'aggiunta dell'energia nucleare al mix potrebbe agevolare il processo di abbandono graduale.

"'Mix energetico equilibrato' significa fonti di energia rinnovabili e carico di base. Mi fa molto piacere che l'approccio verso l'energia nucleare nell'UE stia cambiando in senso positivo, perché l'Unione dovrebbe investire nell'energia nucleare in futuro", ha dichiarato l'europarlamentare Penkova.

Guarda il video qui!

Giornalista: Isabel Marques da Silva

Produzione di contenuti: Pilar Montero López

Produzione video: Zacharia Vigneron

Grafica: Loredana Dumitru

Coordinamento editoriale: Ana Lázaro Bosch e Jeremy Fleming-Jones

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