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Come l'Ue può interpretare l'accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito

Giovedì 8 maggio, il Primo Ministro britannico Keir Starmer (a sinistra) e il Presidente degli Stati Uniti hanno firmato un accordo commerciale.
Giovedì 8 maggio, il Primo Ministro britannico Keir Starmer (a sinistra) e il Presidente degli Stati Uniti hanno firmato un accordo commerciale. Diritti d'autore  AP Photo
Diritti d'autore AP Photo
Di Gregoire Lory & Marco Fazzini
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Il Regno Unito è il primo Paese europeo ad aver raggiunto un compromesso con Trump sui dazi. Senza parlare di una rottura della solidarietà europea, alcuni analisti ritengono che questo accordo invii un segnale sbagliato

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Con grande clamore il presidente degli Stati Uniti ha accolto l'accordo commerciale raggiunto con il Regno Unito giovedì 8 maggio. Donald Trump e il primo ministro britannico Keir Starmer hanno definito l'intesa come "storica".

Tuttavia, molti economisti mettono in dubbio la portata di questo compromesso. Una parte molto consistente dei prodotti britannici sarà ancora soggetta a dazi doganali del 10 per cento, ovvero alla tassa "reciproca" imposta ad aprile dal leader statunitense, attualmente sospesa per un periodo di 90 giorni.

I contenuti dell'accordo potrebbero rientrare nelle discussioni del vertice tra Unione Europea e Regno Unito che si terrà il 19 maggio a Londra. Questa conciliazione potrebbe mettere a dura prova i legami tra i due partner europei.

"Penso che causerà una certa irritazione a Bruxelles. E non perché ci sia un conflitto diretto tra l'Ue e il Regno Unito. Non metterà a rischio le relazioni tra l'Ue e il Regno Unito. Ma costituisce un brutto precedente", afferma Aslak Berg, ricercatore del Centre for European Reform.

"Autorizzando il mantenimento di questi dazi doganali, ne rafforza la legittimità, che è contraria al diritto internazionale", continua. Tuttavia, aggiunge il ricercatore, questa decisione "non causerà danni permanenti alle relazioni tra l'Unione europea e il Regno Unito".

Il caso del Regno Unito è peculiare

Aslak Berg sottolinea che il caso di Londra è unico. "Il Regno Unito si trova in una posizione diversa rispetto all'Ue per alcuni aspetti. Il Regno Unito non ha un surplus commerciale con gli Stati Uniti, e questa è una grande priorità per l'amministrazione Trump".

Berg sottolinea anche alcuni fattori più soggettivi. "A Trump piace il Regno Unito. Gli piace essere invitato a Buckingham Palace. Gli è piaciuta la visita di Stato. E lui, Starmer, ha trovato un modo per parlare con Trump che gli ha permesso di andare molto d'accordo a livello personale. E questo conta molto", aggiunge.

L'intesa tra Stati Uniti e Regno Unito arriva in un momento in cui l'Ue minaccia di tassare i prodotti americani importati negli Stati membri per un valore di 95 miliardi di euro.

La Commissione europea ha appena avviato una consultazione su un elenco di beni che potrebbero essere soggetti a questa tassazione aggiuntiva. L'elenco comprende prodotti alimentari, apparecchiature automobilistiche, elettriche e aeronautiche e batterie.

La Commissione intende inoltre avviare un procedimento presso l'Organizzazione mondiale del commercio (Omc).

È proprio in termini di diritto internazionale che l'accordo commerciale tra Washington e Londra potrebbe causare difficoltà all'Ue.

"Dal punto di vista politico, questo non è necessariamente un buon segnale", avverte Ignacio García Bercero, ricercatore dell'Istituto Bruegel.

"Era una questione importante per il Regno Unito e l'Uu, insieme ad altri Paesi, essere in grado di mostrarsi detentori delle regole dell'Omc", aggiunge.

Per il ricercatore, l'accordo raggiunto tra Washington e Londra non ha, in definitiva, molto a che fare col commercio.

"Non c'è dubbio che non si tratti di un accordo di libero scambio. La cosa principale che il Regno Unito ha ottenuto è un trattamento migliore sulle tariffe dell'acciaio, dell'alluminio e delle automobili. Non ha ottenuto nulla sulle tariffe del 10 per cento", afferma García Bercero.

I dazi statunitensi "reciproci" si applicano al 20 per cento delle merci dell'Ue. La misura è stata sospesa per il momento, ma si aggiungerà alla tassa del 25 per cento sulle auto e le attrezzature automobilistiche europee che entrano negli Stati Uniti. Ben 379 miliardi di euro di esportazioni dell'Ue verso gli Stati Uniti sarebbero così soggetti a nuovi dazi doganali.

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