La Corte d'Appello del Regno Unito ha annullato la condanna di Peter Sullivan dopo 38 anni di carcere. Nuove prove del DNA lo scagionano dall'omicidio di Diane Sindall. Il caso riscrive la storia della giustizia britannica
La Corte d'Appello del Regno Unito ha annullato la condanna all'ergastolo inflitta nel 1987 a Peter Sullivan, oggi 63enne, per l'omicidio della 21enne Diane Sindall. L'uomo ha trascorso quasi quattro decenni in prigione sostenendo sempre la propria innocenza. Oggi, grazie a nuove tecniche di analisi del DNA, la giustizia britannica ha riconosciuto l’errore.
Secondo gli esperti legali, si tratta del più lungo caso di ingiusta detenzione mai registrato nel Regno Unito. Sullivan, attraverso una dichiarazione letta dalla sua avvocata Sarah Myatt, ha espresso emozioni misurate e parole di grande dignità, chiedendo rispetto per la sua privacy e ricordando la tragedia della vittima: "Non sono arrabbiato, né amareggiato. Voglio solo recuperare ciò che resta della mia vita e stare con la mia famiglia".
L'omicidio di Diane Sindall e le accuse a Sullivan
Il caso risale al 2 agosto 1986, quando Diane Sindall, giovane fiorista e cameriera part-time, fu trovata morta a Bebington, nel Merseyside, dopo il suo turno serale. La ragazza era stata aggredita sessualmente e uccisa mentre tornava a casa. Poche settimane dopo, Peter Sullivan fu arrestato e condannato sulla base di indizi che, alla luce delle nuove tecnologie forensi, si sono rivelati inconsistenti.
Per decenni Sullivan ha tentato di far riaprire il caso. Nel 2008 si rivolse alla Commissione per la revisione dei casi penali (Ccrc), ma allora le analisi del DNA disponibili non permisero di ottenere un nuovo profilo genetico.
Solo nel 2021, grazie a campioni conservati e nuove tecniche di laboratorio, è stato possibile scoprire che il DNA trovato sulla scena non apparteneva a Sullivan.
Un errore giudiziario che segna la storia del Regno Unito
Nel corso della sua lunga detenzione, Sullivan ha perso salute, giovinezza e anni preziosi di vita, come lui stesso ha ricordato con parole toccanti: "Il tempo è crudele con chi è privato della mobilità, della vista e dell'udito. Tutto questo mi è stato sottratto, nel peggiore degli ambienti possibili".
Nonostante ciò, l’ex detenuto ha voluto esprimere vicinanza alla famiglia di Diane Sindall, riconoscendo il dolore e chiedendo che venga fatta giustizia affinché i veri responsabili vengano individuati: "Desidero che sia fatta la cosa giusta per questo orribile crimine, in modo che possano trovare pace".
Appello della polizia: "Fatevi avanti con informazioni"
La polizia del Merseyside ha ufficialmente riaperto le indagini sull’omicidio di Sindall. Nonostante siano stati esaminati i profili genetici di oltre 260 uomini attraverso la banca dati nazionale del DNA, nessuna corrispondenza è emersa finora. Le forze dell’ordine hanno quindi lanciato un nuovo appello al pubblico: chiunque abbia informazioni o sospetti sull’omicidio avvenuto nel 1986 è invitato a farsi avanti.
Intanto, la Ccrc ha riconosciuto pubblicamente i limiti dell’analisi condotta nel 2008, ammettendo che altri metodi potevano forse essere esplorati, anche se non è certo che avrebbero portato allo stesso risultato. "Ci rammarichiamo di non aver identificato prima la condanna del signor Sullivan come un potenziale errore giudiziario", ha dichiarato un portavoce.
Un nuovo inizio, tra dolore e speranza
La storia di Peter Sullivan rappresenta una ferita profonda nel sistema giudiziario britannico, ma anche una lezione di resilienza e dignità. Dopo 38 anni dietro le sbarre per un crimine che non ha commesso, il suo obiettivo ora è ricominciare, nella speranza che la giustizia possa finalmente trovare il vero colpevole e restituire un senso di pace a tutte le vittime di questa tragedia.