La Commissione europea sta elaborando una nuova legge europea sui rimpatri dei migranti, con molti Paesi tra cui l'Italia che insistono sulla linea dura. La proposta, le cui bozze sono state visionate da Euronews, potrebbe arrivare entro la fine di febbraio
Secondo i verbali di una riunione informale sugli Affari interni tenuta la scorsa settimana, e di cui Euronews ha potuto prendere visione, la Commissione europea sarebbe intenzionata a includere in una prossima proposta legislativa i cosiddetti "hub per i rimpatri", situati al di fuori dei confini del territorio comunitario, da cui i migranti possono essere rimpatriati nei loro Stati d'origine.
L'obiettivo sarebbe proprio quello di accelerare le procedure di rinvio nelle loro nazioni dei richiedenti asilo le cui domande sono state respinte.
Una proposta legislativa potrebbe arrivare già entro la fine di febbraio
Durante la riunione informale che si è tenuta a Varsavia lo scorso giovedì 30 gennaio, infatti, il commissario per gli Affari interni e la migrazione, Magnus Brunner, ha discusso alcune "idee innovative" per la gestione dei flussi con i rappresentanti degli Stati membri che aderiscono a Schengen e delle istituzioni europee. E, secondo i verbali, la normativa sui rimpatri ha dominato le discussioni.
Le riunioni informali sono incontri regolari tra gli Stati membri e le istituzioni dell'Unione europea, organizzati dalla presidenza di turno del Consiglio europeo (che è in questo momento assicurata dalla Polonia).
Un portavoce della Commissione, contattato da Euronews, ha rifiutato di commentare. Secondo le informazioni si cui è entrata in possesso la nostra testata, una proposta legislativa per accelerare i rimpatri potrebbe essere avanzata già entro la fine del mese di febbraio dall'organismo esecutivo di Bruxelles.
La proposta accolta con favore da nove Paesi europei
In particolare, sempre secondo i verbali, Brunner ha proposto "regole più severe sulle detenzioni" e la "possibilità di sviluppare hub per i rimpatri". Questi ultimi sono luoghi proposti al di fuori dell'Ue, nei quali coloro la cui domanda di asilo è stata respinta potrebbero essere inviati, in attesa che venga effettuato il rimpatrio nel Paese d'origine.
La proposta è stata accolta con favore e descritta "come un possibile deterrente per la migrazione irregolare" da "Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Grecia, Italia, Lettonia e Malta".
Le decisioni in materia di migrazione sono assunte però a maggioranza qualificata, il che significa che almeno 15 dei 27 Stati membri, che rappresentino almeno il 65 per cento della popolazione dell'Ue, dovranno sostenerle affinché siano approvate.
Altri Stati membri, come il Portogallo e la Spagna, hanno sollevato "dubbi" dal punto di vista legale e operativo, mentre altri, come l'Irlanda e il Belgio, "hanno sottolineato la necessità che le misure siano realistiche e attuabili e rispettino i diritti fondamentali", indicano ancora i verbali.
Il "no" delle organizzazioni umanitarie
Durante la sua audizione di conferma al Parlamento europeo, lo scorso autunno, Brunner aveva affermato che l'Ue dovrebbe rimanere "aperta" all'esplorazione di "nuove idee" per contenere l'immigrazione irregolare.
L'istituzione di tali hub potrebbe avvenire in modo "umano e giuridicamente corretto", aveva precisato all'epoca, aggiungendo che è necessaria un'ulteriore riflessione per "definire come potrebbe tradursi questo tipo di concetto" nella pratica.
Le organizzazioni umanitarie hanno invece respinto l'iniziativa, affermando che gli hub porterebbero a detenzioni infinite e a sofferenze enormi. L'attuale legislazione europea vieta alle autorità di inviare i migranti contro la loro volontà in Paesi con cui non hanno un legame. Ma le pressioni politiche per aumentare il numero di rimpatri hanno prevalso su queste preoccupazioni: molti Stati membri chiedono infatti un approccio più duro.
Anche la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha appoggiato con decisione l'ipotesi di creare degli "hub di rimpatrio" in una lettera inviata ai leader europei prima di un vertice di due giorni a Bruxelles dello scorso ottobre.
Nel testo l'esponente conservatrice tedesca aveva affermato che il protocollo sulle migrazioni concordato tra Italia e Albania - che è stato oggetto di numerose contestazioni legali - potrebbe rappresentare un esempio della direzione da prendere.
Si propenderebbe per una direttiva piuttosto che per un regolamento
Brunner ha anche proposto di introdurre l'obbligo per i rimpatriati di "cooperare e di indicare chiare conseguenze" in caso di mancato rispetto delle regole, di rafforzare le norme per i "rimpatriati che rappresentano una minaccia per la sicurezza" e di facilitare il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio tra i Paesi membri. I ministri di "Danimarca, Islanda, Liechtenstein, Lituania, Malta, Norvegia, Romania, Slovenia e Svezia" hanno accolto con favore i "chiari obblighi dei rimpatriati e le sanzioni" per coloro che rifiutano di cooperare.
Diversi governi si sono dichiarati poi d'accordo con l'idea di un riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio tra gli Stati membri, mentre la Francia, da sola, si è opposta in modo fermo, secondo i verbali.
La Spagna, sostenuta da Portogallo, Romania, Slovacchia e Islanda, ha chiesto un rafforzamento del ruolo di Frontex, l'agenzia di frontiera dell'Unione europea, per i rimpatri. L'agenzia "si è detta d'accordo con la proposta [...] e ha sottolineato la necessità di disporre di risorse adeguate", si legge nel verbale.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato nel suo discorso di rielezione della scorsa estate l'intenzione di triplicare il personale di Frontex. Infine, il documento afferma che la maggior parte degli Stati membri ritiene che sia meglio scrivere la norma come una direttiva piuttosto che come un regolamento, al fine di dare agli Stati membri una maggiore flessibilità nella sua applicazione.
Sospensione del diritto d'asilo
I verbali indicano che si è discusso anche del traffico di migranti attraverso le frontiere russe e bielorusse. Brunner ha ricordato agli Stati membri che possono intraprendere le "azioni necessarie per fronteggiare i soggetti ostili" che inviano i migranti alle frontiere esterne. Tuttavia, qualsiasi azione che possa avere un impatto sui richiedenti asilo deve essere considerata come "misura eccezionale" e deve essere conforme al diritto internazionale.
A questo proposito, la Svezia ha proposto la sospensione dei regimi di asilo "in circostanze eccezionali" come una possibile risposta a questi "attori ostili". L'idea riflette iniziative simili adottate di recente da Finlandia e Polonia.
L'iter legislativo che si dovrà affrontare per gli hub extra-Ue
Dopo la pubblicazione della proposta sul rimpatrio dei richiedenti asilo, la Commissione europea avvierà l'iter legislativo, che in genere richiede circa due anni.
Brunner sarà incaricato di attuare il nuovo Patto per la migrazione e l'asilo, la riforma di ampia portata che è stata approvata a maggio dopo quasi quattro anni di difficili negoziati. Il Parlamento considera il Patto un risultato storico e vuole che ogni Stato membro si conformi alle nuove regole.
La Polonia e l'Ungheria, tuttavia, hanno dichiarato apertamente di non volerlo fare, alimentando il timore che la complessa riforma possa andare in frantumi prima che le venga data la possibilità di produrre risultati. Brunner si è impegnato ad avviare azioni legali contro coloro che non rispettano le regole. "Se necessario e giustificato, si potrebbe avviare una procedura di infrazione", ha affermato.