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"Pericolo di spionaggio": l'Ue contro la facilitazione dell'ingresso in Ungheria di cittadini russi

Orbán e Putin
Orbán e Putin Diritti d'autore Alexander Zemlianichenko/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
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Di Euronews
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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L'Ungheria ha semplificato l'ingresso dei cittadini russi e bielorussi nell'Ue, facendo rientrare i due Paesi in un programma, "National card", che facilita l'ottenimento dei permessi di lavoro e residenza

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"Una grave falla per le attività di spionaggio". È questo l'esito della facilitazione dell'ingresso di cittadini russi e bielorussi in Ungheria paventato dal partito dei Popolari del Parlamento europeo.

Budapest ha difatti incluso i due Stati nel programma noto come "National card", che viene rilasciata per due anni con possibilità di proroga per chi vuole lavorare nel Paese. Prima era riservata solo a Ucraina e Serbia.

"La Russia è una minaccia per la sicurezza. Abbiamo bisogno di rafforzare la vigilanza, non allentarle. Consentire a potenziali spie e sabotatori russi un facile accesso all'UE minerebbe la sicurezza di tutti noi", ha scritto la commissaria degli Affari interni Ylva Johansson su X.

"Oggi (giovedì), in una lettera, chiedo al governo ungherese di fornire spiegazioni. Se il loro programma di accesso facilitato rappresenta un rischio, agiremo di conseguenza". L'ultimatum è il 19 agosto.

Nel testo, indirizzato al ministro dell'Interno ungherese Sándor Pintér, Johansson evidenzia la discrepanza tra le politiche restrittive implementate dall'Ue per l'ingresso dei cittadini russi in seguito al 24 febbraio, e la permissività di Budapest.

"L'estensione e la facilitazione dell'ottenimento della residenza e dei permessi di lavoro per i cittadini russi e bielorussi, potrebbe comportare de facto a una circonvenzione delle restrizioni imposte dall'Unione", si legge nella lettera.

Le reazioni di esperti e leader Ue

Secondo Manfred Weber, presidente del Partito Popolare Europeo, è necessario prendere urgentemente delle contromisure per evitare problemi di sicurezza nazionale se dovessero entrare in Ungheria cittadini russi senza aver passato dei controlli.

Weber ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio europeo Charles Michel chiedendogli di sollevare la questione al prossimo vertice dei leader di ottobre. Soprattutto perché tale politica potrebbe anche rendere più facile per i russi viaggiare attraverso l'area Schengen, aggirando così le restrizioni previste dal diritto dell'Ue.

Secondo l'esperto di politica estera dell'Ue Sergey Lagodinsky, "è sbagliato etichettare tutti i cittadini russi come agenti del regime”. Specificando però che il primo ministro ungherese Viktor Orbán sta facendo quello che fa sempre: “mina il sistema migratorio europeo e si mette al servizio del Cremlino”.

"Dall'inizio della guerra in Ucraina nel 2022, più di 500 agenti dei servizi segreti russi, o spie, che lavoravano sotto copertura diplomatica, sono stati espulsi dai Paesi europei. Mosca ha quindi bisogno di rimpiazzarli", spiega András Rácz, esperto di Russia del German council on foreign relations.

"Pertanto, permettere a un maggior numero di russi di entrare in Europa attraverso l'Ungheria potrebbe aumentare la vulnerabilità. Non ne sono sicuro, ma la probabilità è più alta".

Una presidenza controversa

La concessione della National Card da parte dell'Ungheria, che dal primo luglio ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea, è da contestualizzare in una politica controcorrente adottata su svariati fronti, dagli standard sullo Stato di diritto al supporto militare all'Ucraina, che ha infastidito a più riprese gli altri Stati membri.

La semplificazione degli ingressi nel territorio ungherese, secondo quanto ricostruisce il giornale on-line ucraino Ukrainska Pravda, ha succeduto l'incontro Orbán e il presidente russo Vladimir Putin.

Orbán, da quando è iniziata l'invasione dell'Ucraina, è stato l'unico capo di governo a mantenere un rapporto diretto, autonomo e svincolato dalle decisioni comuni adottate nelle istituzioni europee, con Mosca: nei giorni successivi all'insediamento della presidenza, è partito per un'autodefinita "missione di pace" in cui, oltre a Putin, ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping.

L'iniziativa non è andata giù agli altri Stati membri, che hanno boicottato le riunioni dei ministri dell'Interno e della Giustizia mandando come rappresentanti viceministri o funzionari di secondo grado.

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La reazione di Josep Borrell, l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, è stata molto dura: "La Russia è l'aggressore in violazione della Carta delle Nazioni Unite e l'Ucraina, la vittima, esercita il suo diritto fondamentale all'autodifesa e non c'è nulla di isterico in questo, si tratta solo di dire la verità", ha detto Borrell dopo una riunione dei ministri degli Esteri dell'Ue.

"Qualsiasi cosiddetta 'missione di pace' che ignori questi fondamenti di base è, in fin dei conti, solo a vantaggio di Putin e non porterà la pace".

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