Nuove regole europee per proteggere le banche

Il pacchetto legislativo presentato dovrà essere dibattuto da Consiglio e Parlamento europeo
Il pacchetto legislativo presentato dovrà essere dibattuto da Consiglio e Parlamento europeo Diritti d'autore Michael Probst/Copyright 2022 The AP. All rights reserved
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Di Jorge Liboreiro
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La Commissione ha proposto una riforma dell'attuale quadro dell'UE per la gestione delle crisi bancarie e l'assicurazione dei depositi. L'obiettivo, difficile da realizzare, resta l'unione bancaria

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Mentre i mercati tornano gradualmente alla normalità dopo settimane di turbolenze, la Commissione europea ha presentato una nuova serie di regole per proteggere ulteriormente i depositi, prevenire le corse agli sportelli e garantire che i contribuenti non finiscano per pagare il conto per ogni vfallimento bancario.

Due fondi per la sicurezza bancaria

Le regole si inseriscono nell'ambito del Cdmi, l'attuale quadro dell'Ue per la gestione delle crisi bancarie e l'assicurazione dei depositi.

Il concetto chiave è quello della "risoluzione", il processo specifico per le banche in fallimento troppo grandi e troppo importanti per sottoporsi a procedure ordinarie di liquidazione, perché così facendo potrebbero innescare instabilità finanziaria e danneggiare l'economia nel suo complesso.

La risoluzione è considerata meno dirompente della liquidazione e consente alle banche insolventi di continuare a svolgere parte delle proprie attività, inclusi prestiti e pagamenti, mentre ha luogo una ristrutturazione.

La Commissione vorrebbe ampliare i criteri per la risoluzione e rendere accessibili alle banche di medie dimensioni strumenti per ora riservati a quelle più grandi, come la vendita parziale di attività o il trasferimento di depositi da una banca in difficoltà a una più in salute.

La riforma mantiene la protezione legale dei depositi fino a 100mila euro, ma apre le porte alla possibilità di tutelare anche importi più elevati, derivanti da successioni e transazioni immobiliari. La protezione sarà estesa anche a scuole, università, ospedali, amministrazioni comunali e imprese di investimento.

Se una banca va in difficoltà, la prima soluzione per ripianare le perdite rimarranno le risorse di assorbimento, che le istituzioni bancarie devono sempre accantonare a un livello minimo stabilito dalla legge.

Qualora queste risorse non fossero sufficienti a salvaguardare i depositi, la banca potrà attingere a due fondi di emergenza: il Deposit Guarantee Schemes e il Single Resolution Fund (SRF),  che verranno finanziati dalle stesse banche e intermediari finanziari. Si prevede che i due fondi raggiungano la capienza rispettivamente di 55 e 80 miliardi di euroentro la fine del 2024.

Queste "reti di sicurezza"  evitano l'uso del denaro dei contribuenti per sovvenzionare i salvataggi bancari e il loro utilizzo sarà soggetto a condizioni rigorose.

"Questo è denaro delle banche, non dei correntisti", ha detto Mairead McGuinness, commissaria europea per i Servizi finanziari, nel presentare la nuova legislazione. "Non manterremo in vita le banche in procinto di fallire con questi soldi".

Fallimenti "ordinati"

La proposta arriva sulla scia del crollo di tre banche negli Stati Uniti, Silicon Valley Bank (SVB), Silvergate Bank e Signature Bank, e dell'acquisizione mediata dal governo di Credit Suisse, il secondo più grande istituto di credito della Svizzera.

La convergenza di questi eventi in un periodo di tempo breve ha sollevato preoccupazioni per un possibile effetto domino sui mercati europei e una nuova crisi finanziaria nell'Ue. Anche se lo scenario peggiore, finora, non si è concretizzato, i segnali negativi hanno messo in luce le difficoltà dell'Unione nel realizzare l'unione bancaria.

Al momento, il terzo pilastro dell'unione bancaria, chiamato European Deposit Insurance Scheme (Edis), rimane in stallo, perché i Paesi europei non sono d'accordo su come progettare una rete di sicurezza sovranazionale, che garantisca un uguale livello di protezione a tutti i depositi della zona Euro, indipendentemente dall'ubicazione della banca.

Con l'ultima proposta, la Commissione opta per una sorta di passaggio intermedio: armonizzare e rafforzare le regole sui salvataggi bancari e le garanzie sui depositi, evitando il percorso politicamente più divisivo della creazione di un nuovo sistema a livello comunitario.

In pratica, il Cdmi è un tentativo di colmare il vuoto legislativo tra le grandi banche considerate "troppo grandi per fallire", che sono gestite attraverso la risoluzione, e le banche di piccole dimensioni, la cui liquidazione avviene solitamente attraverso un procedimento giudiziario ordinario.

La Commissione non ha specificato quante banche della zona Euro rientrerebbero nella prima categoria  e quindi beneficerebbero delle norme riviste. Spetterà infatti alle autorità nazionali determinare caso per caso se una banca in difficoltà è sufficientemente significativa per essere sottoposta a risoluzione o liquidazione.

L'obiettivo finale dell'esecutivo è rendere ogni fallimento il più ordinato possibile, creare fiducia tra i correntisti e prevenire prelievi affrettati come quello che ha mandato a gambe all'aria la Silicon Valley Bank.

I progetti di legge saranno negoziati e probabilmente modificati dagli Stati membri e dal Parlamento europeo prima di entrare in vigore. "Non ci aspettiamo un dibattito facilo", ha detto Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, che ha anche preso parte alla presentazione.

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