Le sanzioni alla Russia stanno funzionando?

Ursula von der Leyen e Charles Michel accompagnano Volodymyr Zelensky, durante la visita del presidente ucraino a Bruxelles a inizio febbraio
Ursula von der Leyen e Charles Michel accompagnano Volodymyr Zelensky, durante la visita del presidente ucraino a Bruxelles a inizio febbraio Diritti d'autore AP Photo/Virginia Mayo
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Di Sandor ZsirosVincenzo Genovese
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Le misure restrittive dell'Unione Europea nei confronti di Mosca ne danneggiano l'economia, ma non hanno fermato la guerra contro l'Ucraina. Atteso a breve il decimo pacchetto

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Le sanzioni imposte finora dall'Unione Europea non hanno fermato la guerra della Russia in Ucraina, né inceppato la macchina militare di Mosca, ma sembrano aver sortito comunque un effetto significativo sull'economia del Paese.

Dall'inizio del conflitto, gli Stati dell'Unione hanno comminato nove pacchetti di misure restrittive e il decimo sarà operativo a breve. Una rappresaglia economica senza precedenti, che secondo gli esperti ha avuto successo in determinati settori, ma anche generato dei contraccolpi per i cittadini europei.

Sanzioni "incrementali"

Il primo pacchetto di sanzioni è stato concordato un giorno prima dell'inizio della guerra, per punire la decisione russa di riconoscere le due repubbliche separatiste di Donestk e Lugansk, a conti fatti il preambolo dell'invasione. Includevano i 351 membri della Duma che hanno approvato la decisione e imponevano restrizioni nell'accesso russo ai servizi e al mercato dell'Unione.

Poi i round di sanzioni hanno preso di mira leader politici e militari, vietato ai velivoli russi il sorvolo dello spazio aereo europeo e bloccato le esportazioni verso la Russia di determinati prodotti. Ma anche, in rapida successione, congelato i beni russi presenti nell'Unione ed escluso le principali banche del Paese dal sistema di pagamenti Swift.

Con l'escalation della guerra, l'Unione ha cominciato a includere il settore energetico nelle sanzioni: prima l'embargo al petrolio russo, concordato a fatica e con alcune eccezioni, tra i 27 leader nazionali, poi un tetto al prezzo dei prodotti petroliferi raffinati, che colpisce anche le esportazioni verso Paesi terzi.

Nel frattempo si è cercato di rendere l'Europa sempre meno dipendente dal gas di Mosca. Pure l'istituzione di un tetto al prezzo del gas, che non si applica soltanto al combustibile russo, contribuisce a diminuire i ricavi del governo russo.

"In Europa arriva ancora del gas naturale liquefatto e c'è ancora del gas che passa attraverso i gasdotti, ma in un anno questi traffici sono stati ridotti del 90%", spiega a Euronews Lauri Myllyvirta, analista del Centre for Research on Energy and Clean Air. "È un risultato importante: probabilmente più di quanto ci si aspettava che l'Unione Europea potesse fare in un anno. In questo caso, certamente Putin non è riuscito nel suo intento".

Il cruccio principale dei governi europei riguarda ora l'elusione delle sanzioni e un gruppo nutrito di Paesi, guidato dal governo olandese, sostiene l'idea di aprire un centro di controllo a livello comunitario, dedicato a smascherare i tentativi di aggiramento.

Come riporta il quotidiano Politico, il nuovo organismo dovrebbe aiutare a perseguire i Paesi e le entità che contribuiscono all'aggiramento.

Un bilancio in chiaroscuro

"Finora, penso che le sanzioni introdotte dall'Ue abbiano avuto un effetto limitato sulla capacità della Russia di finanziare la sua guerra", dice a Euronews Philipp Lausberg, analista politico dell'European Policy Centre.

"Ma molte di queste sanzioni sono progettate per funzionare sul lungo periodo, non a breve termine". Anche l'Alto rappresentante dell'Unione per gli Affari esteri Josep Borrell ha definito le misure restrittive un "veleno lento" che si insinua nell'economia russa, producendo i danni più significativi a lungo raggio.

Anche perché la Russia ha un fondo di riserva nazionale relativamente ampio, che le permette di far fronte alla situazione. "Anche con un grande deficit di bilancio, anche se l'economia è in contrazione, i russi hanno ancora 155 miliardi di dollari a disposizione e possono finanziare le loro guerre attraverso questo fondo. Che però si sta lentamente assottigliando", spiega Lausberg.

Effetti collaterali

Ma le sanzioni hanno anche dei contraccolpi per i Paesi europei. L'impennata del prezzo del gas della scorsa estate, ad esempio, provocata anche dalla manipolazione del mercato attuata da Mosca.

Questo non significa, comunque, che l'Europa soffra più della Russia le conseguenze delle sue misure restrittive, precisa Philipp Lausberg.

"L'Europa non è entrata in recessione l'anno scorso e si prevede che non lo farà nemmeno quest'anno. Invece, la Russia ha ammesso una riduzione del 5% del suo prodotto interno lordo nel 2022. E probabilmente andrà molto peggio nel 2023".

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