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L’Ue lancia un nuovo Patto per il Mediterraneo: “Partenariati tra pari per affrontare sfide globali”

FILE: Un uomo attraversa un passaggio a Rabat, Marocco, 5 ottobre 2025
FILE: Un uomo attraversa un passaggio a Rabat, Marocco, 5 ottobre 2025 Diritti d'autore  AP Photo
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Di Eleonora Vasques
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Bruxelles presenta un nuovo patto per rafforzare le relazioni con i Paesi mediterranei. Commercio, energia e migrazione al centro, ma non mancano le critiche

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Un nuovo capitolo nei rapporti tra Bruxelles e il Sud del Mediterraneo potrebbe essere appena iniziato. Con la presentazione del “patto per il Mediterraneo”, la Commissione europea prova a ridisegnare una strategia di cooperazione con i Paesi della sponda meridionale, in un contesto geopolitico segnato da tensioni, crisi climatiche e nuove competizioni globali.

Non si tratta più un approccio calato dall’alto, promettono i vertici dell’Unione, ma una collaborazione “tra pari”, che punta a trasformare la regione in uno spazio condiviso di crescita economica, stabilità e transizione verde.

Quali priorità nel patto per il Mediterraneo

Il patto, illustrato giovedì, coinvolge dieci Paesi del Mediterraneo — Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Libano, Libia, Marocco, Palestina, Tunisia e Siria — e tocca ambiti chiave per la sicurezza e la prosperità dell’Unione. Il documento si concentra su temi cruciali come l’integrazione commerciale, la gestione della migrazione e delle frontiere, la cooperazione energetica e l’approvvigionamento strategico di materie prime e fertilizzanti.

Un’attenzione particolare è riservata alla transizione ecologica e digitale: tra i progetti previsti ci sono iniziative per la decarbonizzazione, lo sviluppo delle energie rinnovabili, la gestione della scarsità d’acqua, la preparazione alle catastrofi naturali e l’adozione di tecnologie digitali e di intelligenza artificiale. Bruxelles propone anche di istituire un’università mediterranea per promuovere scambi culturali e formazione.

L’iniziativa si apre anche a un coinvolgimento più ampio, riservando spazi di partecipazione a partner del Golfo, alla Mauritania, al Senegal, alla Turchia, ai Balcani occidentali e ai Paesi della regione del Mar Nero.

Per la commissaria europea Dubravka Šuica, si tratta di un cambio di paradigma: “Abbiamo consultato chi opera realmente sul campo, non solo i governi. Stiamo costruendo partenariati tra pari”, ha detto durante la conferenza stampa di presentazione.

Non mancano però le critiche. Diverse organizzazioni della società civile hanno denunciato un processo di consultazione “limitato” e troppo incentrato su commercio e investimenti.

Moataz El Fegiery, vicepresidente dell’Ong EuroMed Rights, ha sottolineato come molte vittime della repressione nei Paesi partner non siano state ascoltate e ha evidenziato l’assenza di riferimenti a riforme democratiche e diritti umani, elementi che in passato erano stati centrali, come nel Processo di Barcellona del 1995. Quell’iniziativa non aveva prodotto risultati politici significativi, ma aveva almeno posto l’accento sulla dimensione politica oltre che economica della cooperazione.

Interpellata sul peso crescente di altri attori globali nella regione, come Cina e Russia, la responsabile della politica estera dell’Ue Kaja Kallas ha difeso la strategia europea. “Stiamo promuovendo un partenariato paritario. Per restare competitivi dobbiamo essere credibili e affidabili”, ha affermato. Sul fronte russo, ha aggiunto, Bruxelles sta “sollevando la questione” con i partner mediterranei, esortandoli a non aggirare le sanzioni imposte a Mosca.

Il nuovo Patto per il Mediterraneo ambisce a rilanciare un’area storicamente strategica per l’Europa, ma lo farà in un contesto molto diverso da quello di trent’anni fa: frammentazione politica, crisi ambientali, nuove rotte commerciali e competizione tra potenze rendono la partita più complessa. Se riuscirà a trasformarsi da documento programmatico a vera piattaforma di cooperazione sarà la prova decisiva della sua efficacia.

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