Ue: no a mini Schengen, le frontiere riaprano in modo ordinato

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Di Efi Koutsokosta
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Il vicepresidente della Commissione europea Schinas bacchetta le iniziative di riaperture delle frontiere bilaterali: fanno male al mercato comune.

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La riapertura delle frontiere dopo il lockdown sembrerebbe essere sfuggita di mano alle istituzioni europee. Si moltiplicano infatti le iniziative bilaterali tra gli Stati membri, con Paesi che hanno deciso di aprire solo un lato dei propri confini. Tutto questo potrebbe avere effetti indesiderati nel mercato interno.

Efi Koutsokosta, di Euronews ne ha parlato con il vicepresidente della Commissione europea Margaritis Schinas con delega alla promozione dello Stile di vita europeo.

"Il ritorno alla normalità della zona Schengen - ha detto Schinas - non può avvenire attraverso una sorta di mini Schengens regionali che frammentano il nostro mercato unico e discriminano alcuni Stati membri. Rimane certo la raccomandazione della Commissione di iniziare a rimuovere i controlli alle frontiere con i paesi che hanno lo stesso tasso dei contagi del proprio. Ma bisogna fare questo in modo regolare ed ordinato e non discriminatorio, lo scopo principale resta garantiere la sicurezza di chi viaggia."

Patto sulla migrazione

Tra le deleghe importanti di Schinas c'è quella del patto sulla migrazione, ovvero l'accordo che prevede un piano condiviso sulla gestione dei flussi migratori in Europa. Un accordo che Schinas paragona metaforicamente ad una casa a tre piani, basato quindi: su relazioni con Stati terzi, rafforzamento dei confini esterni. E infine solidarietà.

"Il piano più importante indubbiamente è quello della solidarietà - ricorda il politico greco - e la condivisione degli oneri. Possiamo ribattezzare questo accordo come il nuovo Dublino, non è giusto infatti che il paese d'arrivo del migrante sia l'unico stato dove inoltrare la richiesta d'asilo, il che porta i paesi della prima accoglienza sopportare un peso sproporzionato della gestione dell'asilo. Crediamo davvero che ci sia spazio per una condivisione degli oneri tra tutti i 27 stati membri.

Ma come farete a convincere gli Stati a prendere la loro quota di migranti, ci avete provato in passato, perché dovrebbe andare bene questa volta?

"Ha ragione. Il tentativo del 2016 è stato bocciato dal Consiglio europeo. Ma questa volta potremmo avere più chance, perché le cose sono progredite. Si può chiedere più solidarietà se in effetti abbiamo degli accordi forti con i paesi da dove partono i migranti e un maggior controllo dei nostri confini. Con queste due premesse pretendere solidarietà è sicuramente più legittimo ".

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