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Bilancio UE: i paesi che vogliono stringere la cinghia

Bilancio UE: i paesi che vogliono stringere la cinghia
Diritti d'autore  Euronews
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Di Elena Cavallone & Stefan Grobe
Pubblicato il
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Alcuni paesi del Nord Europa sostengono che siano necessari dei tagli alle politiche tradizionali come agricoltura e coesione

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Li chiamano i "quattro frugali": Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca,ovvero i quattro maggiori contribuenti netti pro capite al bilancio europeo.

Nella battaglia in corso sul bilancio europeo in vista di uno speciale vertice UE, sono loro a insistere sul fatto che i futuri contributi degli stati membri dovrebbero rimanere stabili all'uno per cento del loro prodotto interno lordo.

In altre parole ogni paese dovrebbe continuare a versare alle casse di Bruxelles la stessa quantità di denaro.

A seguito dell'uscita del Regno Unito dall'UE i paesi cosiddetti frugali non vogliono chiedere più denaro ai loro contribuenti e preferiscono stringere la cinghia.

Inoltre insistono nel voler mantenere una sorta di programma di rimborso per i principali contribuenti netti.

Karoline Edtstadler, ministro austriaco degli affari europei, ribadisce: "Questa misura è una condizione preliminare assoluta per l'Austria che dovrebbe compensare il divario tra il nostro contributo finanziario e il rendimento più basso. L'Austria è diventata il terzo maggior contributore netto. Dobbiamo cercare di ridurre questo divario. Ed è per questo chiediamo un sostanziale sconto per l'Austria".

I frugali hanno un alleato tradizionale: la Germania, l'economia più influente dell'UE.

Ma questa volta Berlino ha adottato una posizione più morbida rispetto ai suoi alleati.

Il governo della Merkel ha indicato che potrebbe essere disposto a pagare di più dell'un percento, se e solo se, il nuovo piano di bilancio si concentrerà maggiormente su "politiche moderne" come l'economia digitale e il cambiamento climatico.

Tuttavia resta da capirà quanto la Germania sia disposta a pagare di più. La sua posizione influenza di certo i paesi frugali.

Recentemente il governo austriaco, che vede in coalizione i verdi e i conservatori, ha segnalato una certa "flessibilità".

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