State of the Union: il 2020 inizia già in salita

State of the Union: il 2020 inizia già in salita
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Di Elena Cavallone
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Anno nuovo, stesse sfide ma anche nuove crisi. L'anno si apre con una crisi internazionale dove finora la voce dell'UE è stata molto debole. Il 2020 sarà anche l'anno cruciale per portare avanti la Brexit, ormai dietro l'angolo

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Il nuovo anno si apre con una crisi internazionale scatenata dall'uccisione da parte degli Stati Uniti del generale iraniano Soleimani. Finora l'UE ha risposto con dichiarazioni che invitano al dialogo e alla diplomazia per evitare un'escalation di violenza militare.

Oltre a questo Bruxelles sembra pero' non avere una grande voce in capitolo, nonostante la neo presidente della Commissione europea avesse dichiarato che la sua Commissione sarebbe stata più geopolitica.

Ecco dunque la prima occasione per Ursula Von der Leyen di metter sul tavolo una strategia che possa davvero rimettere l'UE al centro della scena internazionale. Ce la farà? Per ora dalla sala stampa del Berlaymont il portavoce della commissione UE continua a ripetere che Von der Leyen, cosi come l'alto rappresentate per la politica estera Josep Borrell, sono in stretto contatto con tutte le parti coinvolte.

Brexit

Quest'anno la Brexit diventerà realtà, ma è tutt'altro che finita. Dopo che Regno Unito avrà lasciato l'Ue a gennaio, bisognerà concludere un accordo commerciale entro dicembre. Alcuni sostengono che i negoziati potrebbero essere difficili in quanto il Primo Ministro britannico Boris Johnson minaccia di ignorare le regole europee. Nel suo messaggio di capodanno Johnson ha affermato di voler "lavorare sodo per realizzare le vostre priorità e fare in modo che questo sia l'anno in cui libereremo il potenziale della Gran Bretagna. Porteremo a termine la Brexit. Il 31 gennaio saremo fuori dall'UE, liberi di seguire il nostro corso e riprenderci la sovranità, il controllo dei nostri soldi, delle nostre leggi, dei nostri confini, del nostro commercio e con quella certezza ripristineremo la fiducia delle persone e delle imprese".

Nel frattempo la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha dichiarato si essere seriamente preoccupata per la mancanza di tempo a disposizione per i negoziati sul commercio, chiedendo a Boris Johnson di riconsiderare la scadenza di dicembre 2020. Mercoledì prossimo è previsto un incontro tra i due a Downing Street, ma ufficialmente i negoziati sugli accordi commerciali non potranno iniziare prima del 31 gennaio.

Sulla Brexit e sui prossimi temi caldi per l'UE intervistato un esperto di politiche europee, Alberto Alemanno, professore di diritto e politica dell'Unione europea presso l'HEC di Parigi.

Viste queste divisioni sulla Brexit, come pensa che finiranno i negoziati tra U E e Regno Unito ?

"L'UE non è in grado di imporre un'estensione, a meno che il Regno Unito non lo chieda. Quindi, in un certo senso, questa è la prima volta in assoluto che il Regno Unito si trova in una posiione di forza. Il modello richiesto da Johnson porterà a un'Europa con due sistemi regolatori, in cui il commercio sarà ulteriormente frammentato, in cui probabilmente saranno i lavoratori britannici a sopportare il costo di questa scelta. Nel giro di pochi mesi si renderanno conto di quanto sia difficile per il Regno Unito mantenere l status quo. Ci dobbiamo aspettare molto movimento sulla Brexit nelle prossime settimane perché ci sarà sicuramente un'accelerazione sulla Brexit".

Quale paese pensa che sostituirà la Gran Bretagna in termini di peso politico attorno al tavolo europeo?

“In termini di nuovo peso politico penso che il candidato più probabile potrebbe venire dal gruppo di Visegrad e mi aspetto che sia la Polonia a prendere il controllo. La sua leadership non mostra alcuna cautela o preoccupazione nel contestare la nuova leadership europea, che tra l'altro è stata di supporto perché la signora Ursula Von der Leyen ha ricevuto il sostegno di "Diritto e giustizia", ll partito al potere in Polonia e quindi c'è un relazione speciale tra questa Commissione europea e la Polonia”.

Green deal

Ma oltre alla Brexit c'è un'altra grande sfida per l'UE, che quest'anno cercherà di trasformare discorsi ambiziosi sulla politica climatica in azioni e risultati concreti. La presidente della Commissione europea ha recentemente svelato il "tratto distintivo del suo mandato", il Green Deal europeo, chiamandolo il momento da uomo sulla luna per l'Europa. Ovviamente sarà difficile convincere gli Stati membri dell'UE a metter mano al portafogli e ottenere il consenso di paesi scettici come la Polonia.

I 27 testeranno la loro unità proprio sulla lotta ai cambiamenti climatici, cosa ci possiamo aspettare?

“Sappiamo che non solo la Polonia, ma anche la Repubblica ceca e l'Ungheria sono un po resistenti alla transizione ecologica. E questo ha portato la Commissione a promettere questo fondo di transizione, che potrebbe economicamente attenuare alcuni dei costi sociali che questi paesi dovranno affrontare. L'Europa finge di essere d'accordo su qualcosa sul quale non c'è accordo. La Polonia utilizzerà questo veto nei prossimi mesi per complicare ulteriormente l'adozione di tale pacchetto normativo. Sappiamo che l'unanimità non è richiesta, quindi la Polonia potrebbe essere in minoranza, ma non c'è motivo per cui l'Unione debba lasciare la Polonia completamente sola in una simile battaglia ”.

Allargamento

Questa settimana la Croazia ha assunto la presidenza dell'UE, ricevendo il testimone dalla Finlandia. Il paese di quattro milioni è il secondo dall'ex Jugoslavia a diventare un membro dell'UE dopo ovviamente la Slovenia, che è entrata nel 2004. La grande sfida ora sarà quella di dare la priorità all'allargamento dell'UE e convincere gli stati membri a trovare una posizione comune su una possibile inclusione dei Balcani occidentali.

In un vertice europeo prima di Natale la Francia aveva bloccato i negoziati di adesione della Macedonia del Nord e dell'Albania.

A Zagabria a maggio i leader dell'UE terranno un vertice sui Balcani occidentali. Pensa l'UE cambierà posizione per quella data e che ci sarà un'opportunità per questi due paesi di aderire all'UE?

"Beh, non mi aspetto che il veto francese sui colloqui di adesione della Macedonia del Nord cambi davvero. Credo che rimarrà. Penso che il merito di un veto così inatteso da parte della Francia sia quello di aver aperto un dibattito su quanto sia pronta l'UE ad aprirsi a nuovi stati membri. Ci sono molte persone che sono d'accordo con Macron senza dirlo. Quindi mi aspetto che la posizione della Francia troverà un ulteriore consenso in vista del vertice dei Balcani a Zagabria ”.

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