L’Unione europea e sei Stati membri ratificano il Trattato delle Nazioni Unite sull’alto mare. Obiettivo: proteggere almeno il 30 per cento degli oceani entro il 2030. Ora servono 31 ratifiche per l’entrata in vigore
In una mossa definita “storica” dai leader europei, l’Unione europea e sei dei suoi Stati membri hanno ufficialmente ratificato mercoledì a New York il Trattato delle Nazioni Unite per la protezione dell’alto mare. L’accordo, adottato nel 2023 dopo anni di negoziati, è considerato un tassello chiave per proteggere le aree oceaniche che si estendono oltre i confini marittimi nazionali e che oggi rappresentano oltre il 60 per cento delle acque mondiali.
A pochi giorni dalla Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani, in programma a Nizza a inizio giugno, la ratifica rappresenta un’accelerazione decisiva verso la sua entrata in vigore come legge internazionale vincolante. Il commissario europeo per la pesca e gli oceani, Costas Kadis, ha descritto il passaggio come un “passo storico verso la salvaguardia degli oceani del mondo e dell’equilibrio dell’ecosistema del pianeta”.
Un accordo globale per proteggere l’alto mare
Il Trattato sull’alto mare, anche noto come Trattato Bbnj (Biodiversity beyond national jurisdiction), punta a tutelare la biodiversità marina nelle acque internazionali, da sempre vulnerabili allo sfruttamento incontrollato, all’inquinamento e ai cambiamenti climatici. Attualmente, meno dell’1 per cento di queste aree è ufficialmente protetto, una lacuna che il nuovo accordo punta a colmare con misure concrete come la creazione di aree marine protette e un più stretto controllo sulle attività economiche in alto mare.
Il testo del trattato è stato approvato nel marzo 2023 e adottato formalmente tre mesi dopo presso le Nazioni Unite a New York. L’obiettivo principale è ambizioso: proteggere almeno il 30 per cento degli oceani del mondo entro il 2030, in linea con gli impegni della comunità internazionale per contrastare la crisi della biodiversità.
Cosa prevede il Trattato e cosa serve per renderlo effettivo
Classificato come “accordo misto”, il Trattato deve essere ratificato sia a livello dell’Unione europea che da ciascuno dei suoi Stati membri. Mercoledì, sei Paesi — Cipro, Finlandia, Ungheria, Lettonia, Portogallo e Slovenia — si sono uniti all’Ue nel presentare le loro ratifiche ufficiali. La Francia e la Spagna avevano già completato il processo nei mesi scorsi.
Perché il trattato entri in vigore è necessaria la ratifica di almeno 60 Stati. Con le ultime adesioni, il totale è salito a 29, mentre 115 Paesi hanno firmato l’accordo, esprimendo l’intenzione politica di ratificarlo. L’Ue ha esortato le restanti parti a procedere senza indugio, con l’obiettivo di raggiungere la soglia necessaria entro la conferenza di Nizza.
Nel frattempo, la Commissione europea ha già presentato ad aprile una proposta di direttiva per recepire i contenuti del trattato nella legislazione comunitaria, a dimostrazione dell’impegno a rendere operativo il quadro giuridico il prima possibile.
L’Ue: “Proteggere gli oceani è una priorità globale”
Secondo Nathalie Rey, coordinatrice europea dell’Alleanza per l’alto mare, la ratifica congiunta dell’Ue rappresenta una “forte accelerazione” verso l’entrata in vigore del Trattato e un segnale forte in vista del vertice di Nizza. “La leadership dell’Ue è essenziale per affrontare le crisi della biodiversità e del clima - dice Rey - Questa mossa coraggiosa invia un chiaro messaggio: la protezione degli oceani non è facoltativa, è una priorità globale”.
Il sostegno europeo al trattato riflette una crescente consapevolezza sull’urgenza di tutelare gli ecosistemi marini, oggi sempre più esposti a minacce cumulative. Dall’inquinamento da plastica allo sfruttamento delle risorse naturali, fino agli effetti devastanti del riscaldamento globale, l’alto mare è ormai il nuovo fronte della sfida ambientale internazionale.
Con la ratifica dell’Ue e di altri sei Stati membri, l’accordo fa un importante passo avanti verso l’operatività. Ora la pressione si sposta sulle altre nazioni firmatarie affinché il trattato possa finalmente diventare realtà e inaugurare una nuova era per la protezione del “cuore blu” del pianeta.